Hi, I am Tony I0JX
Autocostruzione di un Trasmettitore
"Vera AM"
DESCRIZIONE DEL TRASMETTITORE
Premetto che per trasmettitore "vera AM" si intende un trasmettitore (tipicamente a valvole) appositamente realizzato per operare in AM (modulazione di ampiezza a portante intera e doppia banda laterale), e che quindi utilizza uno stadio finale in classe C modulato da un amplificatore BF, usualmente di forte potenza. E' tutt'altra cosa rispetto all'AM prodotta dai trasmettitori moderni, i quali spesso generano l'AM semplicemente reinserendo la portante sull'emissione SSB. Senza entrare poi in questioni di fascino....
Realizzare un trasmettitore "vera AM" nel 2010 può sembrare cosa senza molto senso, visto che l'AM è stata quasi abbandonata da lungo tempo. Dico quasi perchè crescente è il numero dei nostalgici che partecipano al net del sabato e della domenica mattina su 7.190 MHz, come pure elevato è il numero di stazioni USA che lavorano intorno 29.100 MHz (già cominciamo a risentirle grazie al ciclo solare che sale, anche se pian pianino...).
Si tratta tipicamente di radioamatori i quali, appassionati dei vecchi trasmettitori "vera AM" (Johnson Geloso, Hallicrafters, ecc. ecc.) - usualmente denominati "boatanchors" - cercano tutte le occasioni per poterli utilizzare e non solamente tenerli in bella mostra nello shack. Ma nei net AM troviamo anche amatori che vi partecipano utilizzando ricetrasmettitori moderni.
Per me poi che di trasmettitori "vera AM" ne ho già svariati, costruirmene uno in più può avere ancor meno senso. Varie sono state la ragioni che mi hanno spinto a farlo; innanzitutto la dovizia di pezzi che stavano da lungo tempo inutilizzati nel cassetto (in gran parte materiale Geloso), poi il voler rivivere un'esperienza già fatta da ragazzo (l'ultimo trasmettitore AM era stato da me realizzato nel 1965) ed infine la crisi di astinenza da costruzioni radio che mi spinge ad riprendere il saldatore quando siano trascorsi più di trenta giorni dall'ultima realizzazione pratica.
Devo dire che è stata un'esperienza interessante, anche perchè mi si sono presentate problematiche diverse dalle solite e in certo senso anche nuove. Dico nuove perchè cinquant'anni fa i trasmettitori AM si costruivano in maniera semplice e diretta, senza porsi tanti problemi, tanto funzionavano sempre. Magari con parametri sballati, ma comunque funzionavano. Con la mentalità di oggi invece ogni minima questione va studiata, ottimizzata, validata, ed il tempo da dedicarvi diventa così incredibilmente alto.
Parliamoci chiaro: il risultato non è nulla di speciale, ma la fatica è stata veramente tanta, al punto che se l'avessi intuita sin dall'inizio forse avrei desistito dall'impresa. Ma ora ... cosa fatta capo ha.
Nelle immagini che seguono potete vedere due diverse inquadrature del trasmettitore "vera AM" da 110W uscita, che è stato realizzato all'interno di un cassetto rack 19" da 8 unità. Sì, è grosso, ma alla fine è risultato esser pieno come un uovo, per cui non vi era comunque molto modo di risparmiare spazio.
La realizzazione meccanica è stata effettuata assicurando la facile smontabilità e separabilità di tutti i moduli componenti, cosa resa possibile dal largo uso di connettori e dal montaggio di alcuni componenti su contropannello.
Sul lato sinistro si osserva il modulatore, che è un amplificatore Geloso G.274 il quale utilizza un controfase di 807 in classe AB2 con 750V di placca, robustamente pilotate da una 6L6 collegata a triodo. Gli stadi di amplificazione a basso livello sono costituiti da due 12SL7 con filamenti alimentati in continua per evitare ronzii. Fu originariamente acquistato negli anni 50 da Beppe I0APV (che me lo ha gentilmente ceduto) ordinandolo alla Geloso direttamente con il trasformatore di modulazione n. 6055 montato al posto del normale trasformatore d'uscita n. 6054. E' una bella bestia, che risulta ben sovradimensionata per modulare lo stadio finale.
Sul lato destro si osserva, in corrispondenza del pannello posteriore, l'alimentatore del VFO e dello stadio finale, Modulatore e alimentatore sono meglio visibili in questo squarcio interno.
Adiacente all'alimentatore si trova il modulo RF di potenza che utilizza il doppio tetrodo 829B con le due unità in parallelo, alimentato con 750V di placca e 200V di griglia schermo. Quindi il circuito a Pi-greco fissato sul pannello friontale e realizzato con componenti tutti Geloso (bobina e condensatori variabili).
Risulta invece poco visibile il VFO che si trova al di sotto, e che si vede invece chiaramente nell'immagine sottostante, la quale mostra il retro del pannello frontale smontato.
Si tratta di un VFO recuperato (courtesy IK0HIT) dal trasmettitore militare T-368, vedi http://r-390a.us/T368.htm, che utilizza una 4-400A nello stadio finale. Il VFO, che risulta quindi largamente sovradimensionato per pilotare una 829B, utilizza:
Per poter operare anche in 10 metri ho effettuato una modifica intesa a fare in modo che, quando la bobina del Pi-greco si trovi in posizione 28 MHz,, la bobina di placca della 6000 viene de-sintonizzata e portata a risuonare sui 10 metri. In tal modo la 6000 viene portata a duplicare il segnale a 14 MHz invece che a semplicemente amplificarlo.
Nell'immagini sottostanti si possono apprezzare alcuni particolari del VFO, quali:
I particolari del modulo RF sono visibili nell'immagine sottostante.
Sulla destra si vede il potenziometro a filo che regola la tensione di griglia schermo dello stadio pilota (6000), mentre sulla sinistra si osserva il condensatore variabile di sintonia della griglia della 829B. Più sotto l'impedenza di filtro da 20H posta sulla griglia schermo della 829B, la quale provoca la modulazione automatica di detta griglia (come discusso nel seguito).
L'immagine che segue mostra la vista anteriore.
Sulla parte di destra si possono osservare i tre controlli del Pi-greco (condensatori variabili e commutazione bobina), i due comandi del VFO (banda e frequenza), la sintonia di griglia dello stadio finale e la regolazione di potenza dello stadio pilota.
Sulla parte di sinistra troviamo l'interruttore generale di rete, il deviatore a tre posizioni ricezione - trasmissione - spot, il commutatore AM - CW - CW break-in, il commutatore dello strumento a sei posizioni (tensione e corrente anodica dello stadio finale, potenza RF diretta e riflessa, indicatore di sovramodulazione e corrente di griglia dello stadio finale), l'ingresso microfonico (con jack Geloso) ed infine i tre controlli del modulatore (volume, toni alti, toni bassi).
L'immagine che segue mostra il pannello posteriore ove, oltre ai connettori di antenna (uscita RF e ingresso ricevitore, commutati tramite relè coassiale), sono presenti i comandi di stand-by del ricevitore e di un'eventuale amplificatore di potenza esterno, il jack del CW, la regolazione del ritardo del CW break-in, il comando del PTT a pedale, l'alimentazione a 12V per un dispositivo esterno (ad es. un compressore di modulazione), l'ingresso rete con filtro incorporato e una buona dotazione di fusibili (9 in totale).
ASPETTI TECNICI
Potenze
Nella figura seguente si osservino:
l''onda portante a radiofrequenza
l'onda modulante di bassa frequenza (qui supposta essere puramente sinusoidale)
l'onda modulata con modulazione al 100% (come risulta dal fatto che, in corrispondenza ai picchi negativi della modulante, l'ampiezza della portante scende a zero).
Nelle sopra menzionate ipotesi:
l'ampiezza dell'onda modulata varia tra zero ed il doppio di quella dell'onda non modulata. Il valore medio dell'ampiezza rimane però inalterato (ovvero i picchi positivi compensano i picchi negativi), e ciò spiega perchè, in un trasmettitore dotato di una modulazione lineare, in presenza di modulazione non si osservano variazioni nelle misure di tensione e di corrente
la potenza istantanea dell'onda modulata oscilla invece tra zero e un valore pari al quattro volte quello dell'onda non modulata (ovvero il cosidetto valore PEP). Questo perchè la potenza è legata al quadrato della tensione e quindi, ad un raddoppio della tensione, corrisponde un incremento di quattro volte della potenza. In presenza di modulazione la potenza media cresce del 50%, (rispetto alla potenza media dell'onda non modulata) e detto incremento si ripartisce equamente sulle due bande laterali (le quali portano quindi ciascuna il 25% della potenza media della portante). E' interessante osservare come detto incremento del 50% venga solamente indicato da wattmetri basati su misure termiche (bolometri), ma non dai normali wattmetri, i quali determinano la potenza media sulla base di misure di tensione e di corrente (il cui valor medio, come prima detto, non varia in presenza di modulazione).
Ciò premesso esaminiamo la differenza tra un trasmettitore "vera AM" e un trasmettitore AM moderno, assumendo in entrambi i casi una potenza di 100W nominali:
nel trasmettitore "vera AM" la portante ha, in assenza di modulazione, una potenza di 100W. In presenza di modulazione sinusoidale al 100%, la potenza media sale a 150W e quella di picco a 400W. Tale incremento di potenza viene fornito dal modulatore, il quale deve essere dimensionato per erogare circa 70W di potenza media BF (assumendo che il rendimento dello stadio finale operante in classe C sia circa il 70%)
in un trasmettitore moderno da 100W non sarebbe corretto trasmettere la portante al livello di 100W in quanto, in presenza di modulazione, non vi sarebbe modo di ottenere il necessario aumento di potenza (a 150W come potenza media ed a 400W come potenza di picco). Il modo corretto di operare è allora quello di ridurre la potenza della portante a 25W, cosi che la potenza di picco rientri nei 100W che il trasmettitore è in grado di erogare.
Tecnica di modulazione
La modulazione dello stadio finale viene in pratica effettuata sommando
alla tensione continua anodica la tensione microfonica di BF
opportunamente amplificata. In pratica ciò si ottiene ponendo il secondario del
trasformatore di modulazione in serie con l'alimentazione anodica.
Quando lo stadio finale sia un pentodo (od un tetrodo a fascio), la sola
modulazione della tensione di placca non sarebbe sufficiente a
raggiungere un'elevata percentuale di modulazione. Questo perchè la risposta
corrente / tensione dei pentodi è tipicamente abbastanza piatta, per cui variando la tensione anodica
si otterrebbe solo un moderato aumento della
corrente. Questo fatto comporta che, ad un raddoppio della tensione non corrisponda un aumento di
quattro volte della potenza, come invece dovrebbe essere per poter ottenere una modulazione
del 100%.
Onde ovviare a questo inconveniente la pratica è quella di modulare non solo la
placca ma anche la griglia schermo G2. Nella figura seguente vengono mostrate
quattro soluzioni per effettuare la modulazione di placca e griglia schermo.
Nella soluzione a), quella più nota, la griglia schermo G2
viene alimentata,
tramite una resistenza R, dallo stesso alimentatore anodico che
alimenta la placca. Poichè detta resistenza si trova a valle del trasformatore di
modulazione, anche la griglia schermo viene
coinvolta nel processo di modulazione. Da rilevare come i condensatori di
by-pass C1 e C2 non debbano avere un valore superiore a
circa di 2 nF, onde evitare un taglio delle frequenza alte dello spettro
modulante.
Consultando degli autorevoli testi al riguardo ho però appreso, con una certa
sorpresa, come la
soluzione a) non sia in realtà corretta e debba essere invece
utilizzata la soluzione b) la quale differisce dalla a) per il solo fatto che la
resistenza della G2 è collegata a monte del
trasformatore di modulazione. Infatti la modulazione della G2
avviene comunque in modo automatico in quanto, nei momenti in cui la tensione di
placca cresce, la corrente della G2 tende naturalmente a diminuire e la
sua tensione quindi tende a salire (il contrario nei momenti in cui la tensione
di placca scende). Si ottiene così un fenomeno di "self-modulation"
della G2.
La soluzione b) presenta comunque degli inconvenienti legati al fatto che nei
periodi in cui la G2 non assorbe corrente (ovvero mentre si è in
ricezione o durante le pause punto-punto o punto-linea del CW) la sua tensione
tende fortemente a salire, raggiungendo potenzialmente dei valori troppo elevati.
Per ovviare a questo inconveniente è stata ideata la soluzione c), la quale
differisce dalla b) per la presenza di una valvola aggiuntiva,
denominata "clamp", connessa in modo tale da assorbire corrente dalla resistenza
R nei momenti in cui non sia presente del
pilotaggio RF allo stadio finale, cioè proprio nei momenti in cui la G2 non assorbe corrente. In tal modo
si realizza una
stabilizzazione automatica della tensione di G2.
Qualora si desideri invece svincolare totalmente la tensione
di G2 da quella di
placca, è possibile adottare la soluzione d), nella quale
la G2 è alimentata da un proprio e distinto alimentatore a tensione
notevolmente più bassa di quello di placca. In serie al circuito di G2 va allora posta un'induttanza di elevato valore (intorno ai 15 - 20 H), la cui
funzione è quella di permettere l'oscillazione dinamica
della tensione di G2 (a frequenze audio) così da realizzare la "self-modulation" di
cui si è parlato relativamente alla soluzione b).
Nel mio caso ho preferito adottare la soluzione d) ed ho potuto con piacere
riscontrare come con tale metodo sia ottenibile una percentuale di modulazione
molto vicina al
100%.
Resistenza di griglia controllo (G1)
La griglia controllo (G1) di uno stadio operante in classe C è per definizione polarizzata
da una
tensione negativa (bias) che tiene la valvola ben interdetta. Perchè si possa
poi attuare il vantaggio di efficienza proprio degli stadi in classe C è necessario che sulla
G1 venga applicato un
segnale RF di pilotaggio il cui livello sia tale non solo da sovrastare il bias, portando
così la valvola in
conduzione, ma anche da rendere la G1 positiva rispetto al catodo, in modo
che scorra della
corrente nella G1.
La necessaria tensione di bias può essere semplicemente ottenuta ponendo
una resistenza detta "di autopolarizzazione" tra G1 e massa, il cui valore
può essere facilmente determinato tramite la legge di Ohm (la tensione di bias
e la corrente di griglia sono usualmente dichiarate
nelle specifiche delle condizioni operative delle valvole operanti in classe C).
Tale soluzione è quella normalmente adottata nei vecchi trasmettitori AM, in quanto permette di
evitare la realizzazione di un apposito alimentatore per produrre la tensione di
bias. Il suo principale difetto è che, nei periodi di assenza del pilotaggio RF (ad es. durante la
ricezione), in assenza di contromisure la corrente di placca diverrebbe elevatissima,
con conseguente distruzione della valvola in tempi brevi. Va peraltro anche
tenuto conto come la condizione di mancanza di pilotaggio RF si manifesti anche
in CW a tasto
alzato.
La soluzione alternativa, da me adottata, è quella della polarizzazione mista, ovvero quella in cui
il bias è in parte fisso (generato da un apposito
alimentatore) ed in parte variabile (pari alla caduta di tensione sulla resistenza di
G1
a causa della corrente che la attraversa in presenza di pilotaggio RF). La parte fissa del bias viene
usualmente determinata in modo tale che la corrente di placca dello stadio
finale, in assenza di
pilotaggio, risulti modesta, e tale da non rappresentare
comunque pericolo per la valvola (nel mio caso -33V, così da ottenere qualche mA
di corrente anodica).
Anche con la polarizzazione mista la resistenza di G1 va calcolata con la legge di Ohm, dopo aver però
sottratto dal valore di bias desiderato
il bias fisso applicato. A questo proposito va osservato come la resistenza
interna dell'alimentatore del bias fisso vada implicitamente a sommarsi
con la resistenza posta sulla G1; pertanto, per semplicità di calcolo, converrà
progettare l'alimentatore del bias fisso in maniera tale
che la sua resistenza interna sia virtualmente pari a zero (ad esempio adottando una
stabilizzazione a diodo Zener).
Controllo tensioni
Nei trasmettitori AM occorre tipicamente disporre di varie e diverse tensioni per:
Nei trasmettitori di altri tempi non era facile produrre tutte queste tensioni e variarle individualmente in funzione della condizione operativa, ovvero trasmissione, ricezione e spot (per isoonda).
Non era inoltre facilissimo gestire le alte tensioni, per cui
si preferiva spesso agire sui primari dei
trasformatori di alimentazione; ad es., quando si
passava in ricezione, si sconnettevano semplicemente i primari dalla rete togliendo
così l'alta tensione agli stadi.
Al tempo d'oggi queste difficoltà non esistono più ed inoltre, essendo
disponibili transistors che possono lavorare a tensioni elevate, le
varie tensioni possono essere agevolmente controllate e variate secondo necessità senza dover
portare le alte tensioni sul pannello frontale o utilizzare dei relè meccanici.
Nella seguente tabella è mostrato come, nel mio trasmettitore,
vengano gestite (interamente a stato solido) le varie tensioni in funzione delle
condizioni operative. Da rilevare come le tensioni più elevate non risultino
commutate.
|
Ricezione | Trasmissione AM | Trasmissione CW a tasto alzato |
Trasmissione CW a tasto abbassato |
Spot (per isoonda) |
Oscillatore VFO | +150V | +150V | +150V | +150V | +150V |
Stadi a basso livello del VFO |
0V | +200V | 0V | +200V | +200V |
Placca stadio pilota | +450V | +450V | +450V | +450V | +450V |
G1 stadio pilota | 0V | circa -7V (*) | 0V | circa -7V (*) | circa -7V (*) |
G2 stadio pilota | 0V | +30V / + 200V (**) | 0V | +30V / + 200V (**) | +30V / + 200V (**) |
Placca stadio finale | +750V | +750V | +750V | +750V | +750V |
G1 stadio finale | -33V | -33V / -50V (***) | -33V | -33V / -50V (***) | -33V / -50V (***) |
G2 stadio finale | -25V | +200V | +200V | +200V | circa 0V (****) |
Relè d'antenna | Disattivato | Attivato | Attivato | Attivato | Disattivato |
Alimentazione modulatore (rete 230V) | Presente in AM | Presente | Non presente | Non presente | Presente in AM |
Secondario trasformatore di modulazione | Cortocircuitato | Inserito | Cortocircuitato | Cortocircuitato | Cortocircuitato |
(*) ottenuta per autopolarizzazione su resistenza di G1 dello stadio pilota
(**) variabile tramite potenziometro posto su pannello frontale (controllo potenza di pilotaggio)
(***) la tensione aumenta per autopolarizzazione su resistenza di G1 dello stadio finale
(****) valore regolabile in modo semifisso per ottenere il livello di spot appropriato
Controllo di percentuale di modulazione
Nell'operare un trasmettitore AM è buona norma evitare il raggiungimento di percentuali di modulazione superiori al 100%. Per ottenere ciò si potrà utilizzare un normale compressore audio che, al contrario dell'SSB, in AM funziona bene. Rimane comunque il problema di regolare l'uscita del compressore ad un livello tale da non comportare sovramodulazione. Allo scopo ho dotato il mio trasmettitore di un circuito il quale immediatamente segnala, su di uno strumento, quando si stia superando la modulazione del 100%. Detto circuito è mostrato nella figura sottostante.
Il principio su cui si basa il circuito è che, quando si raggiunga la modulazione del 100%, nei picchi negativi la tensione di alimentazione dello stadio finale va a zero. Quando ciò accade, il transistor smette di condurre e lo strumento fornisce quindi un'indicazione.
Misura della corrente di placca
Per misurare la corrente di placca dello stadio finale non esistono, nel mio caso, delle soluzioni semplici. Infatti:
Ho preferito allora utilizzare una soluzione moderna, cioè quella di impiegare un dispositivo ad effetto Hall che è in grado di misurare correnti continue senza alcun collegamento galvanico con la linea nella quale fluisce la corrente. Si tratta della stessa tipologia di dispositivi utilizzati nelle più recenti pinze amperometriche, le quali misurano non solo le correnti alternate ma anche quelle continue.
Nella figura sottostante è mostrato il dispositivo da me prescelto
il quale consente, insieme ad un
normale strumento ad indice da 1 mA, di misurare correnti continue con il valore
di fondo scala
desiderato (nel mio caso ho scelto il modello che prevede un fondo scala massimo
di 500 mA). Il dispositivo offre una scala altamente lineare (scostamento massimo dalla linearità pari all'1%)..
Nella pratica basterà far transitare il filo che porta la corrente da misurare attraverso il
foro, e la misura risulterà essere del tutto
indipendente dalla traiettoria del filo, come pure non influenzata da campi
magnetici che eventualmente si trovino nelle immediate vicinanze.
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