
Chiacchierata sul Grid-dip-meter
(da un thread sul Newsgroup it.hobby.radioamatori.moderato)
Prima parte: cosa c'e' in commercio
Che io sappia (e sono gradite info piu' accurate) di dippers nuovi in commercio
attualmente se ne trovano solo di quelli molto semplici tipo Lafayette e simili
(varie marche, ma fondamentalmente quasi tutti uguali).
Funzionano certamente ma sono un po' dei giocattolini perche' hanno
un difetto grosso grosso: sono meccanicamente fragili.
Un grid-dip
deve
essere robusto per molti ottimi motivi: la stabilita', la precisione e la
durata nel tempo sono compromesse in un modello "leggero" perche' per
il suo uso sopporta continuamente dei micro-urti, deve in genere essere usato
tenendolo in mano e spostandolo, quindi deve poter resistere a un certo grado
di sollecitazioni.
Quindi non "scatolette" di alluminio sottile, non variabili gracili e
di cattiva qualita', molto meglio avere qualcosa di
solido
, da questo punto di vista i vecchi Millen, col loro telaio in rame, sono
perfetti.
La mia impressione e' che, volendolo proprio comperare, ci si debba rivolgere
al surplus: se ne trovano (pochi, purtroppo) di ottimi anche considerando che
stiamo parlando di uno strumento su cui non c'e' piu' nulla da inventare da
decenni, tutto quello che serve c'era gia' in quelli prodotti negli anni '60 e
'70 e il fatto che almeno la meta' di questi usino una valvola al posto dei
semiconduttori non e', quasi, limitativo.
Il *quasi* ha bisogno di essere spiegato: l'unico tubo (in genere) in
un grid-dip non e' mai usato "al limite", lavora in modo molto
tranquillo e dura sempre decenni, poi, normalmente, si tratta di tipi ancor
oggi molto comuni e reperibili a basso costo (tipica la 6C4).
In sostanza l'unica limitazione data da un tipo a valvola consiste nell'avere
un cordone di alimentazione che rende scomodo uno solo dei tanti usi: il
portarselo in cima ad un traliccio o palo per misurare direttamente l'elemento
di una antenna
C'e' pero' un vantaggio, a volerle vedere tutte: il Grid-dip-meter (e' questo
il nome esatto) deriva il suo nome, appunto, dal fatto che la misura viene
(veniva, nel caso dei primi) effettuata rilevando un "buco" nella
corrente di griglia di un oscillatore al verificarsi di certe condizioni, in
quelli a semiconduttore questo non e' possibile e la misura viene fatta
rilevando altro (in genere il quasi "spegnimento" dell'oscillazione) ma la
misura fatta sulla griglia rimane comunque la piu' precisa.
Nel surplus, da noi, si trovano in genere tre marche: Millen (i migliori
secondo me), Eico ed Heath.
Tutti questi (nei diversi modelli e versioni) risalgono al periodo fra i primi
anni '50 e la meta' degli anni '80 e montano sia valvole che semiconduttori
(anche un diodo Tunnel per un certo modello).
Si trova anche un certo modello militare, molto ben fatto ma grosso e pesante,
con una testa di misura staccata dal corpo e unita per mezzo di un
cavo: a mio parere e' molto scomodo nell'uso e puo' essere interessante solo
per collezionisti e amatori di vecchie cose ben fatte, non e' il classico
strumento facile e versatile come gli altri
I prezzi sono un discorso a parte: a meno di non averlo da un OM a prezzo di OM
in genere un buon dipper nel surplus costa, da noi, un fortuna.
Frequentando le varie mailing list estere che trattano di
"boatanchors" si trovano degli oggetti funzionanti e in buono stato,
delle marche citate, fra i 40 e gli 80 dollari ma da noi si puo' facilmente
sentirsi chiedere diverse centinaia di Euro (e nessun grid-dip le vale, a meno
di avere scopi collezionistici).
Le cose a cui si deve badare prendendone uno usato sono:
1) deve essere completo di bobine (le sue, originali ...), ovviamente, e magari
del contenitore per non perdere qualche bobina se si lasciano in giro
2) deve essere perfetto, non avere traccia di urti, ossidazioni o sporcizia (e'
indispensabile esaminarlo bene dentro)
3) se e' un Heat, marca che veniva venduta anche in scatola di montaggio, deve
essere accuratamente controllato nelle saldature e nel cablaggio per evitare di
prendere una cosa montata male o con poca cura.
4) deve essere provato in tutte le gamme ascoltandolo con un ricevitore (o
leggendo con un frequenzimetro) e la scala deve essere decentemente esatta
(decine di chilocicli di scarto in gamme basse, o centinaia verso i trenta
megacicli rientrano nella normalita')
5) deve avere un funzionamento
certo e sicuro
: dandogli dei colpetti la frequenza deve rimanere stabile e non ci devono
essere incertezze
6) il variabile deve ruotare in modo dolce, sia pure opponendo una leggerissima
resistenza, senza irregolarita' o "impuntature"
7) l'innesto delle bobine deve essere in buono stato: non ci devono essere
piedini che ballano o hanno un contatto insicuro o difficile.
Per completare il quadro devo dire che esistono anche dei dippers recenti, di
produzione inglese, (che erano venduti in Kit ma la cui produzione mi risulta
cessata da qualche anno) di cui conosco solo la descrizione fatta in diversi
articoli nella stampa mondiale. Era roba piuttosto curata e
furba
nel progetto elettrico ma non so quanti se ne possano trovare in giro.
Ripeto: se qualcuno avesse indicazioni (e magari schemi e descrizioni) di altri
modelli commerciali attualmente reperibili, mi fara' piacere avere queste
notizie.
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IL mio parere e' che costruire in casa un grid-dip e'
altamente
conveniente, oltre che piuttosto facile e divertente.
Seconda parte: ricerca del condensatore e calcoli preliminari
premessina :-)
Costruire in proprio qualcosa deve essere un divertimento oltre che una
occasione per imparare, avere l'oggetto finito e' solo l'ultimo passo e non un
obiettivo da perseguire trascurando la completa comprensione di quanto si sta
facendo.
Qui si parla della ricerca accurata del componente principale: cercare
scorciatoie, sorvolare sui calcoli, usare "quello che c'e'" all'unico
sopo di arrivare prima al risultato finale non e', secondo me, il giusto
approccio.
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Copertura in frequenza e ricerca del condensatore.
Per costruire un grid dip occorre prima fare serie considerazioni sulla
copertura in frequenza in base alle proprie esigenze.
Alcuni dipper commerciali coprono una gamma vastissima, da qualche centinaio di
chilocicli a 200 e piu' Megacicli, altri sono piu'limitati.
Non e' difficile avere una gamma totale molto vasta, ma in funzione del
condensatore scelto la si coprira' con poche o tante bobine.
Se il condensatore e' di capacita' abbastanza alta di bobine ne serviranno
poche ma, salendo di frequenza, con la rotazione del condensatore si avra' una
vasta copertura con la stessa bobina col risultato di leggere con difficolta' e
sempre maggiore imprecisione la frequenza.
Se invece il condensatore e' piu' limitato come capacita' la lettura sara'
molto facilitata, ma su frequenze basse una singola bobina coprira' una gamma
molto ristretta, col risultato di avere un uso piu'scomodo.
Il mio pensiero e' che si deve fare il grid-dip in funzione delle proprie
esigenze: se ci si dedica alle HF bastera' limitare l'escursione a 50 Megacicli
o meno, se servira' in VHF e' meglio pensare ad unostrumento dedicato.
Ma poi, perche' non farne due? ... :-)
E' inoltre da considerare il fatto che un condensatore di capacita' maggiore ha
inevitabilmente una capacita' residua piu' alta che costituisce un limite
invalicabile per salire in frequenza oltre certi limiti, di contro un circuito
ottimizzato per VHF o UHF non sara' l'ideale per le frequenze piu' basse.
Una volta che ci si e' fatta una idea anche approssimativa della copertura da
ottenere arriva il bello: cercare il condensatore.
Mi fanno ridere quelli che pubblicano un progetto dicendo: "prendete un
condensatore marca XYZ modello 1234/5".
Come se trovare un buon variabile, di una certa marca e di un certo tipo, fosse
facile in questo paese del terzo mondo (elettronico, sia chiaro).
La ricerca del condensatore adatto e' una faccenda difficile e forse lunga ma
una volta trovato quello *buono* almeno la meta' del lavoro e' fatta.
Bisogna frugare in ogni banchetto di surplus, cercare negli annunci, chiedere
agli amici, sfogliare i cataloghi.
Il condensatore adatto deve essere meccanicamente buono, robusto e
possibilmente con l'asse supportato da entrambi i lati.
Non ha alcuna importanza che le lamine siano spaziate: non deve sopportare
tensioni, anzi, piu' e' piccolo e piu' e' facile montare il tutto (senza
esagerare, naturalmente).
Condensatori "tipo radiolina" con dielettrico solido sono a mio
parere decisamente meno adatti e personalmente non ne ho mai provati.
E' importante anche che la variazione sia abbastanza lineare, quindi il profilo
delle lamine e' bene sia quanto piu' semicircolare possibile.
Alcuni progetti noti usano condensatori a due sezioni in circuiti bilanciati o
simili: penso che sia gia' abbastanza difficile trovare un condensatore che
vada bene, trovarne anche uno che oltre al resto abbia anche due sezioni uguali
e' veramente difficile: sara' meglio scegliere un progetto che ne usi uno
"piu' semplice"
Se mai si trovasse un condensatore adatto, sufficientemente piccolo e che
soddisfa le altre condizioni, ma con due sezioni, si potra' usarle in parallelo
o trascurarne una.
Per motivi importanti su cui poi si discutera' a lungo e' importante che il
condensatore non sia del tipo con demoltiplica incorporata, male che vada
possono andare rapporti sul 1/1.5 o 1/2 ma insisto che e' meglio cercare un
modello con comando diretto.
"Vabbe', ma di quale capacita' deve essere 'sto condensatore?"
Dipende, e' qui il divertimento :-)
Prima ci si fa un po' di conti con l'uso delle solite tabelle, ipotizzando una
generica bobina di un certo valore e vedendo con quella e un condensatore
"ipotetico" di capacita' X quale copertura si otterrebbe, poi si
estende il ragionamento pensando ad altre bobine e deducendo una approssimativa
copertura totale.
Se questa sara' soddisfacente (con valori "umani" e realizzabili
delle bobine) il condensatore si cerca "piu' o meno" di quella
capacita', altrimenti si rifanno i calcoli.
Da tener presente che e' quasi sempre possibile, trovando un condensatore di
capacita' "un po'" piu' alta del desiderato, ricondurlo al valore
cercato "spennandolo" cioe' togliendo delicatamente (e con mano
fermissima :-)) qualche lamina del rotore.
Consiglio di fare i calcoli usando le tabelle perche' e' molto piu' pratico che
applicare ogni volta le formule, tanto il risultato cercato non deve esere
preciso, basta farsi una idea di cio' che serve, l'ideale e' usare un foglio
elettronico impostando due formulette.
Per i valori delle future bobine si deve tener presente che dovranno
necessariamente essere realizzate su un solo strato e su un diametro
"maneggevole"
Terza parte: altre cose sulla costruzione
Trovato il condensatore adatto e dopo aver calcolato in modo approssimativo
quali bobine serviranno, ma prima di scegliere il tipo di circuito da
realizzare, e' il caso di chiarire un po' di aspetti particolari e di scelte da
fare.
Variabile non demoltiplicato: perche'?
Capita di vedere dei grid dip, quasi sempre autocostruiti, che usano una
demoltiplica sull'asse del variabile. A mio parere questo e' un ERRORE.
La ricerca della risonanza si svolge in genere in due fasi:
prima
si muove rapidamente il variabile nella gamma presunta per identificare un
punto approssimativo,
poi
si cerca piu' lentamente per affinare la lettura,
Con demoltipliche interposte la prima fase non e' agevole, inoltre, se si sta
misurando in un circuito attivo, si corre il rischio di avere false
indicazioni, venendo ingannati da una spuria.
Con una prima scansione veloce, invece, si possono identificare spurie e false
risonanze con certezza.
Col metodo che descrivero' per la realizzazione della manopola e della scala,
entrambe le operazioni, veloce e lenta, saranno possibili con una certa
facilita'.
Lettura digitale?
In tutti i dipper la lettura della frequenza e' analogica su una scala solidale
con il variabile (o tramite una gradazione arbitraria, col valore reale che poi
viene poi cercato in una tabella).
Tranne un progetto nei recenti Handbook in cui c'e' un grid-dip con lettura
digitale tutti quelli che ho visto avevano la lettura analogica.
Verrebbe logico pensare che, con la facilita' che abbiamo oggi di trovare
piccoli moduli di frequenzimetro (o di farne uno con un paio d'integrati e un
display), la possibilta' di lettura digitale della frequenza sia la soluzione
ideale. A mio parere ci sono diversi motivi per non farlo:
- la precisione di lettura: tranne che per particolari usi, non e' necessario
sia assoluta, apprezzare le decine di chilocicli in basso o le centinaia su
frequenze piu' alte e' il massimo che puo' servire nell'uso comune.
Per casi particolari nessuno vieta di prevedere una presa per frequenzimetro
esterno (che si puo' anche realizzare appositamente con uno dei moduli
suddetti).
- l'immediatezza di lettura: con un modulo che abbia una base dei tempi
economica e un prescaler non si legge immediatamente la frequenza,
ma si deve aspettare una frazione di tempo, per letture ripetute questo porta
un certo disagio
- spesso si fanno misure ripetute alla ricerca di una diminuzione o
di un aumento della frequenza: leggere su una scala digitale
rallenta molto il processo e puo' anche provocare confusione perche' il
cervello deve convertire quanto letto e paragonarlo alla lettura
precedente, cosa immediata con l'indicazione analogica
- il consumo: per quanto poco un frequenzimetro possa assorbire sara' comunque
piu' di quanto richiedono tutti gli altri circuiti del grid dip messi assieme,
volendo usare una piccola pila per questioni di manegevolezza e peso si avrebbe
la necessita' di sostituirla spesso (o trovarla scarica quando serve :-) ).
Bobine con due o piu' terminali.
Poiche', come dicevo, realizzandolo a stato solido non si ha un funzionamento
semplice come con quelli a valvola, vengono a volte usati dai progettisti dei
"trucchi" per avere un funzionamento regolare man mano che si sale di
frequenza, a volte si usa cambiare, assieme alla bobina, anche una
polarizzazione o qualcosa del genere.
Questo impone il dover usare dei connettori non piu' con due piedini ma tre o
quattro.
Consideriamo che le bobine dovranno, nell' uso di tutti i giorni, essere
continuamente scambiate, farlo con un connettore a due contatti e' piuttosto
semplice e sicuro, usare connettori multipli (necessariamente gracili, se
abbastanza piccoli) porta ad avere in poco tempo contatti incerti, che
"ballano".
Personalmente preferisco cercare o elaborare uno schema che possa funzionare
decentemente usando una bobina con due soli terminali e l'ideale e' usare dei
connettori tipo RCA che non impongono contorcimenti mentali per montarli,
costano poco e si trovano dovunque.
Qualita' dello strumento da impiegare
In un grid dip l'indicazione sullo strumento (dip, appunto) e' una
cosa che si ripete continuamente: e' prudente non usare strumentini
eccessivamente economici (certa robaccia orientale da due soldi al barile)
perche' dopo migliaia di brusche oscillazioni della lancetta possono fare
brutti scherzi incastrandosi irrimediabilmente
Realizzazione della manopola e e taratura della scala.
E' in realta' l'ultima operazione da fare, al termine del montaggio, tuttavia
e' il caso di parlarne ora perche' la scelta del contenitore dovra' essere
fatta tenendo presente questa procedura.
Il principio e' quello di avere la possibilita' di disegnare sia la scala che i
punti di taratura in modo preciso aiutandosi con la manopola.
Ecco un paio di semplici figure a cui riferirsi (cliccare per vederle)
Quello che si deve realizzare e' una piccola manopola con sotto un disco
trasparente che riporta una linea di fede lungo un diametro. Su questa linea di
fede saranno praticati dei forellini che serviranno prima per disegnare gli
archi di cerchio delle singole scale, poi sempre attraverso gli stessi fori, si
marcheranno in modo provvisorio i singoli punti di taratura.
Alla fine si realizza la scala definitiva usando uno scanner e un programma di
grafica, stampandola poi in modo molto "pro".
Per le scansioni veloci si impugna direttamente la manopolina, per spostamenti
di frequenza piu' accurati si agisce con i pollici sul bordo del disco.
Si presuppone che il grid dip sia montato in un contenitore a forma di
parallelepipedo, con l'asse del variabile che sporge verticalmente al centro
della meta' superiore di una faccia grande.
Sequenza delle operazioni:
Si procura una manopola PICCOLA che calzi bene sull'asse del variabile.
Si taglia un disco di perspex, metacrilato o altra plastica trasparente rigida,
spesso alcuni millimetri, di diametro superiore di cinque o sei millimetri alla
larghezza della faccia superiore della scatola.
Si fora il disco esattamente al centro con un diametro pari a quello dell'asse.
Con l'aiuto di un righello e di una punta metallica acuminata si incide (con
attenzione e precisione) un solco sottile lungo tutto un diametro del disco.
Si passa un pastello di cera di colore rosso brillante lungo il solco, piu'
volte, fino a "riempirlo"
Naturalmente si sara' sporcata anche la plastica sui lati del solco, ma basta
passare delicatamente piu' volte un fazzoletto di carta sul disco per togliere
tutto l'eccesso e avere un bel disco trasparente con un visibilissimo ma
sottile indice rosso.
Si allinea il foro al centro del disco con il foro della manopola e si
incollano fra loro usando una buona colla epossidica bicomponente.
L'ultima operazione richiede una punta sottile, di quelle che si usano per
forare i circuiti stampati .
Ammettendo di avere sei gamme (sei bobine) si praticano
esattamente
lungo la linea di riferimento tre forellini da un lato della manopola e tre
dall'altro, spaziandoli opportunamente.
Si prepara un disco di carta di diametro uguale alla larghezza della scatola,
quindi appena inferiore al diametro del disco trasparente, e lo si incolla sul
contenitore esattamente centrato rispetto al variabile avendo l'accortezza di
usare una colla che permette poi di staccarlo senza danni (colla
"riposizionabile").
Si monta la manopola e si blocca sull'asse in modo che a inizio-corsa la linea
sia orizzontale.
Si fa passare attraverso uno dei forellini una mina sottile di matita: facendo
girare la manopola si otterra' un semicerchio cioe' una scala relativa ad una
gamma.
Si ripete l'operazione per le altre gamme.
Taratura:
Usando un frequenzimetro o ascoltandosi in un Rx si sposta la sintonia nei
passi di frequenza scelti e attraverso il forellino, si marca un puntino sulla
scala (annotando tutto ..)
Terminata l'operazione per tutte le gamme si stacca il foglietto, lo si
scannerizza ad alta definizione, si migliora ogni scala con un qualunque
programma di grafica aggiungendo i valori, le scritte, i colori....
Poi si stampa tutto in scala 1:1, si ritaglia e si incolla in modo definitivo
sul contenitore, rimontando la manopola e serrandola bene
A questo punto passiamo a discutere qualche schema.
Quarta parte: un po' di schemi famosi.
Come ho detto all'inizio, nei grid-dip c'e' ormai poco da inventare (ma alla
fine vedremo qualcosa di nuovo), anche roba vecchia di decenni ha tutte o quasi
le funzionalita' che servono.
Per chi vuole realizzare un
suo
grid-dip ecco alcuni schemi classici, mi limito a cose che conosco, che ho
usato o costruito personalmente, una rapida escursione con un minimo di
ragionamento.
Per molti anni i progettisti rispettarono rigorosamente gli schemi di principio
secondo Colpitts o Hartley risolvendo in genere il problema del
"partitore" con l'uso di un variabile doppio.
Cominciamo con due modelli commerciali della Millen, entrambi "hanno fatto
storia" e sono stati diffusissimi. (cliccare sui nomi per vedere gli schemi)
Millen 90651 e
FOTO: nato nell' anno 1949 fu venduto con piccole varianti fino
al 1974 in tantissimi esemplari.
Gamma coperta 1.5 / 330 MHz e con una piccola modifica arrivava in basso
ai 220 kHz
Fu il primo grid-dip di larga diffusione ed e' stato copiato fino agli anni '70.
Usa una valvola 9001 (alimentata con un centinaio di Volt in placca) ma puo'
essere duplicato praticamente con qualunque triodo: ne ho visti con mezza
12AT7, con la 6C4, con la celebre "Acorn" 955 e con i Nuvistor.
Il variabile usato e' doppio, ma volendo duplicarlo il problema e' aggirabile,
vedere la [NOTA].
Millen 90652 e
FOTO: Rielaborazione a stato solido del 90651, fu commercializzato a
partire dal 1974 e costava 125 dollari.
E' stato il primo commerciale non a valvola di larga diffusione e certamente il
migliore per decenni anche grazie alla sua struttura robustissima, e' tuttora
molto valido e quotato (a trovarlo ...).
Vediamo ora cosa ha offerto la letteratura agli OM, a partire dalla fine degli
anni '60.
ARRL Handbook all'inizio degli anni '70: Dipper con Nuvistor 6CW4. Il
Nuvistor era uno strano tubo, picolissimo e metallico, che aveva fra le altre
caratteristiche quella di avere una bassa capacita' interelettrodica.
Lo schema veniva presentato in due versioni una HF e l'altra VHF e UHF (oltre
700 MHz).
Alimentazione 100 V o meno, assorbimento sui 5 mA.
Anche qui il variabile e' doppio [NOTA] ma solo nella versione HF (quella
illustrata). Oggi qualche nostalgico pazzo, trovando dei Nuvistor, potrebbe
pensare di farne uno alimentato da una piletta e un survoltorino piccolo
piccolo, verrebbe non piu' grande di uno a stato solido date le dimensioni
minime del Nuvistor.
Handbook anni '70-'80: Le valvole hano ceduto il passo ai FET e utilizzandone
uno adatto si arrivava anche alle UHF.
E' la trasposizione di quello a triodo, l'essenzialita' assoluta.
Da notare l'ancora presente influenza degli schemi valvolari, con lo strumento
che va a pescare la variazione della polarizzazione di griglia (gate). Il
variabile e' doppio [NOTA].
Questo schema fu copiato praticamente da tutte le riviste del mondo per anni,
anche molto dopo che l' Handbook era passato ad altro.
[NOTA]
Finora, procedendo in ordine cronologico, abbiamo visto solo schemi che
utilizzavano variabili doppi. A partire da un certo momento i progettisti,
anche degli apparecchi commerciali, si resero conto che non era piu' il caso di
complicarsi la vita (e spendere di piu') per cui adottarono, in genere, due
diverse soluzioni: bobina con presa o partitore capacitivo
"riportato".
Parliamo del secondo che interessa di piu' all' autocostruttore per motivi di
semplicita'.
Il partitore c' e' sempre, naturalmente, ma e' realizzato con capacita' fisse e
in parallelo si pone il variabile, unico.
Questa soluzione puo' sempre essere adottata volendo riprodurre uno schema
classico, con l'avvertenza di usare valori che aggiungano, si, una certa
capacita' residua al variabile, ma non tanta da rendere impossibile una buona
distribuzione delle gamme pur consentendo un funzionamento decente.
Il primo esempio che trattiamo di questa circuitazione e' il seguente.
Handbook anni '80 e '90.
E' un "gran classico" realizzato per molti anni dagli OM. E'
altamente efficiente, sicuro nel funzionamento e affidabile.
Nei cerchietti ci sono le tensioni (CC) nello schema originale che era
ottimizzato per HF e basse VHF.
Usando uno strumento piu' sensibile di quello da 1mA indicato si puo' eliminare
il BJT.
I condensatori C1 e C2, nella estensione di gamma detta, possono essere da 10 e
30 pF circa.
Ovviamente funziona praticamente con qualsiasi dual-gate MOS-FET. Ne ho
realizzati diversi, per me e per amici, e a mio parere e' tuttora insuperato a
meno di non complicare di molto il circuito (e poi non e' detto che possa
veramente essere meglio)
Vediamo infine, dai miei appunti, alcuni progetti pubblicati su riviste
italiane, mi limito agli originali trascurando le decine di inevitabili
copiature successive.
Dipper da Costruire Diverte, Aprile 1966.
Che io sappia e' stato il primo veramente originale pubblicato su una rivista
italiana, efficiente e non scopiazzato, l' Autore era I4ZZM Emilio Romeo (SK lo
scorso anno).
Usava un transistor al germanio in tecnologia drift (OC171 molto
diffuso allora) e arrivava fino a 180 MHz.
Da notare il commutatore separato che varia la polarizzazione per ottimizzare
il funzionamento nelle varie gamme (in molti altri circuiti si usava scambiare
una resistenza insieme con la bobina).
La base, fredda per la RF, evita tante rogne, va curato l'innesco sicuro
dell'oscillazione tramite il condensatore fra collettore ed emettitore.
Decisamente un buon ricordo e funzionava perfettamente (come del resto tutti i
progetti di ZZM) anche nelle mie mani di principiantissimo in quegli anni.
Altro dipper dovuto a I7ABA Angelo Barone fu pubblicato nel 1976, di nuovo si usa
un FET ma qui, per la lettura, viene derivata un poco di RF che e' raddrizzata
e applicata allo strumento o un amplificatore di CC fatto con un BJT.
Ancora un progetto fine anni 70 molto particolare, dovuto ad un certo ing.
Carlo Grippo.
Lo ricordo per la sua originalita': l'oscillatore e' un Hartley in una
inconsueta configurazione di due FET: quello di destra e' l'oscillatore vero
e proprio, l'altro (un source follower a guadagno inferiore all'unita') fa le
veci del partitore e retrocede il segnale.
Il connettore sul source e' una uscita del segnale, utile per applicazioni
varie.
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Ci sono stati tanti altri progetti negli anni ma sono solo elaborazioni di
questi senza grosse innovazioni, tranne alcuni che non tratto in quanto molto
complessi, con variabili doppi o addirittura quadrupli, circuiti a ponte
bilanciati con due o piu' FET o MOS-FET e altri esempi di onanismo mentale
sfrenato.
Ho mostrato come, di massima, gia' negli anni '80 l'evoluzione dei grid dip
tradizionali fosse ormai terminata.
Qualche OM geniale ha tuttavia pensato di affrontare il problema in modo
diverso, ne parliamo presto a conclusione della chiacchierata.
Ultima Parte: un circuito da realizzare
Come ultima parte vediamo una idea abbastanza recente che in un certo
senso si discosta dal dipper classicamente inteso.
Dipper "a commutazione" di Doug DeMaw W1FB (SK)
L'idea e' questa: tutti i circuiti sono in una scatola da tenere sul
tavolo (l'alimentazione e' comunque a batteria: assorbe solo 5 mA) e la
"sonda" cioe' la parte con cui fare fisicamente le misure e' una piccola
bobinetta di pochi millimetri, sempre la stessa per tutte le gamme,
collegata tramite un cavetto coassiale sottile e flessibile.
Il cambio di gamma non si ottiene sostituendo bobine esterne ma con un
commutatore.
I vantaggi sono molti:
1) nessun problema per le dimensioni di alcune parti ( variabile,
strumento)
2) non ci si deve inventare nessun sistema di innesto per le bobine
3) nella pratica di oggi i circuiti sono sempre miniaturizzati e una
piccola bobinetta in cima ad un cavetto flessibile e' molto piu' facile
da accostare ai punti da misurare di un dipper, per quanto piccolo, con
la sua bobina in testa
4) si puo' avere una scala di lettura grande quanto si vuole
5) per fare una misura si puo' facilmente fissare la sonda al circuito
da esaminare "risparmiando" una mano
(riporto i circuiti di massima delle varie parti: schema e articolo
originale sono a disposizione di chi me li chiede.)
Sonda e oscillatore
La piccola sonda e' collegata tramite mezzo metro di RG174 ad un link
sulla bobina oscillatrice che e' avvolta su un toroide, l'elemento
attivo e' un JFET (praticamente qualunque: l'Autore ha addirittura usato
un Dual-Gate MOSFET con i gate in parallelo fra loro )
Tramite una capacita' piccola (per non caricare l'oscillatore e per non
aumentare la capacita' dispersa del circuito che disturberebbe man mano
che si sale di frequenza) si deriva il segnale per uno stadio buffer.
Nella realizzazione si usera' un commutatore a N posizioni, tre vie, per
intercambiare diverse bobine, una per ogni gamma che si vuole avere.
Il variabile ha una scala di lettura comoda e grande come si vuole, sul
pannello della scatola
Per il funzionamento come ondametro si toglie semplicemente l'
alimentazione allo stadio oscillatore
Separatore e rivelazione
Lo stadio serve ad isolare l'oscillatore dai diodi rivelatori e guadagna
anche un poco, e' realizzato con un secondo JFET in uscita, tramite una
piccola capacita', si realizza anche una presa per frequenzimetro
esterno che carica poco il drain del buffer.
Il rivelatore e' realizzato con due diodi al GE, la resistenza di basso
valore in serie al gate puo' essere sostituita con una perlina di
ferrite: serve per prevenire eventuali autooscillazioni a frequenze
alte.
Stadio di lettura
il BJT e' un NPN qualunque che amplifica in CC, il potenziometro regola
la posizione della lancetta sullo strumento, la resistenza in serie a
questo serve da limitatrice per evitare che alzando la sensibilita'
l'indice possa picchiare violentemente a fondo scala
Difetti e migliorie:
Come in quasi tutti i dipper (anche quelli molto sofisticati), nell'
ambito di ogni singola gamma l'indicazione tende a calare man mano che
si sale di frequenza costringendo ad agire sul potenziometro della
sensibilita': l'Autore consiglia, volendo uno vero strumento di classe,
di sostituire il semplice buffer (che e' in classe C) con uno stadio in
classe lineare.
Altra scelta "elegante" potrebbe essere quella di avere uno stadio
separatore (altro JFET) per l'eventuale frequenzimetro.
Questo dipper e' veramente ben pensato e a mio parere e' l'ideale per
chi oggi voglia farsi un grid dip in casa.
Ci sarebbe ancora uno schema molto simpatico che ho visto recentemente
in Rete: sto facendo delle prove e ne riferiro' brevemente in una nota
appena possibile.
I0ADY - 2003