" LA MAGICA RADIOFONIA A PISTOIA " RETROSPETTIVA anni 1920-1930

 

 

 Il primo dei paragrafi che seguono fu preparato, per la mostra che si tenne a Pistoia nel 1981 nel Palazzo Comunale, dall’amico Alberto Venturi I5VNB che purtroppo ci ha lasciati, così voglio cogliere l'occasione per ricordarlo con affetto. Questi articoli sono una piccola serie di notizie che col contagocce ho raccolto nel tempo. Spero che chi legge  sia in grado di incrementare la storia sulla nascita dei radiodilettanti di questa città ed è quindi pregato di contattarmi, sarò ben lieto di poter arricchire questa raccolta. 

Quelle che seguono sono esperienze  scritte da OM, od appassionati di radio, con punti di vista soggettivi ma a mio avviso molto veritiere.

                                                                                                I5PKP   2002

 

 

 

Pistoia, aprile1981

"RADIODILETTANTI"            "RADIANTI"               "RADIOAMATORI"

"Esembrato opportuno, da parte di questa sezione radioamatori di Pistoia, cogliere l'occasione della mostra retrospettiva della Radio, per illustrare più diffusamente, se pur in manIera sintetica, la cronistoria degli sviluppi della radiodiffusione nel territorio pistoiese, dagli albori fino ad oggi e questo perché gli inizi non sono stati così come possono apparire agli occhi del pur critico osservatore, ma pieni di enormi difficoltà che i pionieri di questo meraviglioso mezzo di comunicazione, ebbero a superare, quali "clandestini dell’etere", come allora amavano definirsi, oggi infatti, colui che visita o intenda visitare la nostra sede e dia uno sguardo alle aule che ospitano gli allievi dei corsi di elettrotecnica, radiotecnica, telegrafia e pratica trasmissioni, al nostro laboratorio di stampa dei circuiti, alla ricca biblioteca, non può rendersi conto di quanti sacrifici nel tempo, sia tutto questo costato ai pionieri della radio.

- Dobbiamo perciò ringraziare il collega Gianfranco Giannini (I5PKP) che con pazienti indagini ha potuto documentarsi sul passato, e con lui chi ha contribuito, con documenti e scritti, a fornirci i dati necessari alla redazione dell’articolo.

Siamo nel 1925- In precedenza V.E. Boschero costruisce accumulatori in quel di Pracchia mentre continua ad interessarsi delle radiodiffusioni; apre in Pistoia il primo negozio di apparecchiature radioelettriche che. Nel 1925 W.E. Boschero consegue un attestato, con tanto di medaglia d'argento, ad una mostra di radiofonia tenutasi a Firenze. Nel 1929 diventa il primo delegato provinciale dell'A.R.I.:.-In parallelo,la famiglia Tosi, che gestiva una officina di motori elettrici, inizia, come attività collaterale, a costruire apparecchi radio.-- I Tosi incontrano Ulisse Venturi, primo fabbricante in Italia di tubi metallici flessibili, ed insieme continuano gli esperimenti di trasmissione e ricezione in onde corte.-

27/9/1937=Esiste un pro memoria da parte di Venturi diretto alla Prefettura, tendente a mettere in risalto le caratteristiche di utilità pratica delle frequenze ultracorte, dove lui stesso aveva condotto esperimenti; durante questo periodo brevetta e costruisce un rivelatore radio di sua ideazione.- In sostanza Venturi cerca ogni maniera legale possibile per. poter far accettare e diffondere la radio ed uscire dalla clandestinità.

- Dicembre 1937- Dalle sue officine di via N. Sauro, Venturi realizza il primo esperimento di telefonia a raggi luminosi. Le cronache di quei tempi parlano di trasmissioni 'segrete'.-Questa trasmissione sensazionale fa arrivare al Venturi vari telegrammi di congratulazioni dei ministeri di allora: lui ne approfitta ancora una volta, ma inutilmente, per cercare di ottenere un riconoscimento legale per continuare gli esperimenti.-

Febbraio 1938- Dopo tanto premere presso le autorità, l'ing. Luigi Venturi figlio di Ulisse ottiene il permesso di fare esperimenti radiotecnici presso l'allora Regia Scuola Industriale 'A.Pacinotti' di Pistoia, (lattuale I.P.S.I.A. ' A.Pacinotti'.

Nel 1939 l’elenco generale di radioamatori clandestini cade nelle mani della Milizia ed il 20 novembre sequestrano tutto il materiale a Ulisse Venturi. Esiste verbale della Milizia Postelegrafonica di Firenze diretta alla Questura di Pistoia."

 

Periodo bellico e post-bellico

Per quanto ne so, l’unico che durante la guerra abbia costruito e usati trasmettitori è stato Franco Guiducci (I5DCE), che come partigiano, mise in contatto con il Comando U.S.A. una squadra di paracadutisti americani che avevano perduto la loro ricetrasmittente durante il lancio dietro le linee tedesche. L’U.S.Army gli conferì un encomio per questi suoi meriti. Finito il conflitto continuò a trasmettere con il nominativo I1GR  ed iniziò poi i suoi viaggi intorno al mondo con prima destinazione l’Argentina.

Nel 1946 fu designato  delegato dell’A.R.I. di Pistoia Maurizio Giannini I1AFK. Io mi iscrissi nel 1949 quando i soci erano tre o quattro ed in totale i radioamatori erano uno sparuto gruppetto di 7 - 8 persone che lentamente cresceva sino ad arrivare a 15 componenti nel 1962 anno cui viene costituita l’attuale sezione A.R.I di Pistoia. Più tardi la sezione fu dedicata alla memoria di un suo appassionatissimo socio I5SIR Andrea Martini. Un cuore grandissimo l'amico Andrea, disponibile per tutti, per farlo star bene bastava chiedergli un piacere od un consiglio, era puntuale e puntiglioso, un punto fermo della sezione su cui tutti potevano contare, grande divulgatore. Insegnante d’elettrotecnica e Vicepreside nella sede di Montecatini dell’I.P.S.I.A 'A.Pacinotti', quando spiegava, apriva la sua borsa mostrando qualche proprio congegno fatto all’uopo per dimostrare semplicemente ciò che diceva, poi passava magari in sala-misure per approfondire l'argomento. Era un instancabile operatore e sperimentatore, sempre 'in aria' alla ricerca di qualche riflessione favorevole per uscire meglio da Piteccio, da dove arrivava  comunque in ottima forma, anche con le antenne più strane.        papakilopapa.

 

Nel paese dell'invenzione della radio gli esperimenti di trasmissione erano vietati !

 
Ho sempre ricercato notizie su quanto era stato fatto dai "radianti" nella mia città, consapevole che non fosse molto a causa anche dei divieti imposti dal governo dell'epoca.

Degli interpellati solo Giuseppe Gavazzi mi prese sul serio e scrisse quanto con piacere vi presento in versione originale. Si limita al periodo prebellico e si riferisce a cose che hanno prova, come per esempio il verbale , attualmente in mio possesso, del materiale sequestrato dalla questura ad Ulisse Venturi. Giuseppe era sempre indaffarato e preso dalla sua azienda commerciale, ma quando mi presentò quest’articolino mi meravigliò per la sua puntualità e per quanto si illuminasse a parlare di queste cose, come se il tempo non fosse trascorso tornando a vivere quei momenti al presente.

Chi legge, se radioamatore, rivivrà come me quei momenti pieni di entusiasmo e di micropanico che provammo durante i primi collegamentì. Nel caso vi prenda un po di nostalgia di quei memorabili momenti vissuti dai nostri padri radioamatori, io ne sarò ben lieto.

E come  un tempo si diceva in radio per comunicare l’età…. ho quasi settanta spire..per cui è bene che renda noto ciò che so di queste cose, prima che venga perduto, sperando che sia interessante per qualcuno che la pensa come me.   ... E di poterne scrivere di più tra una ventina d'anni...  Gianfranco I5pkp.

"CHIAMATA GENERALE ANNI 1930". (In Italia)

 

Chiamata generale, chiamata a tutti gli OM in ascolto, qui R.A.L. lancia chiamata generale e passa in ascolto TA-TI-TA .  Con questa sigla da iniziati alla magia od alle scienze occulte alla fine degli anni 30 i primi radioamatori in fonia, qualche decina in tutta Italia, iniziavano la serie dei loro collegamenti. Pistoia contava allora tre radioamatori:
     godeva maggiore prestigio per qualità di trasmissione ed esperienza, Ulisse Venturi, che aveva un trasmettitore con due 807 in finale; pilota controllato a quarzo, alimentazione con gruppo convertitore. Il trasmettitore era istallato nei locali della fabbrica di Tubi metallici flessibili tutt’ora posta in Via N Sauro. (poi I1AEN)
Seguiva Otello Tosi sigla R.U.F. (radio università Firenze) studente della facoltà di matematica e fisica , elettrotecnico, contitolare della fabbrica di motori TOSI. Il trasmettitore era equipaggiato con un finale di 6L6 in parallelo. 
     I Tosi furono tra i primi in Italia e certamente i primi a Pistoia a costruire apparecchi radioriceventi dal 1925 al 1930, quando costruire significava, non solo montare, ma fabbricarsi una parte dei vari elementi.
Le lampade, vale a dire le valvole termoioniche, erano alimentate da un accumulatore con un reostato a filo in serie; l'anodica era fornita da pile in serie del tipo piatto. I primi apparecchi erano a stadi accordati con un condensatore ad aria per ciascuno, L'altoparlante a membrana di ferro era con tromba come i grammofoni di quel tempo l'audizione dei programmi, trasmessi allora da Londra o da Parigi avevano qualcosa del mistico e del soprannaturale, come si assistesse ad una seduta medianica: nel raccolto silenzio dei presenti di casa e degli invitati all’audizione si giravano le manopole e sotto i fischi ed i battimenti si sentivano affiorare, tra la generale commozione, la voce od il canto,.
     In casa Tosi intorno al 1932 si riuscì a ricevere la prima immagine televisiva da Lontra, mediante un radioricevitore normale avente una lampada al sodio al posto dell'altoparlante. L’immagine era osservabile attraverso una lente dietro la quale girava un disco con fori, le prime a immagini televisive, che come si capisce avevano bassissima definizione, davano quando si riusciva ad avere il sincronismo, una sequenza d’ombre. Il sincronismo si otteneva o meglio si sarebbe dovuto ottenere, su segnale rivelato nel "Blanking che attivava un’ancoretta in corrispondenza di una tacca del disco; ma il segnale era tanto debole che il dispositivo raramente funzionava. Si ricorreva allora al dito dell’operatore premuto più o meno sul perno del motore per frenare o meno la velocità e per tentare di ottenere qualche istante di immagine, se tale poteva chiamarsi una silouette.
     Tornando ai nostri radioamatori, tutti quanti operanti con trasmettitori da loro stessi costruiti usando componenti per radioricevitori, bobine di filo di rame avvolte in aria, quarzi portati alla frequenza voluta usando carta smeriglio e microfoni auto-costruiti, ambivano tutti una meta:ottenere l’unanime suffragio dell’etereo auditorio di tutti gli OM ad ogni chiamata generale con un QRK: R9, ottima modulazione, arrivi come una cannonata, copri tutto il QRM.
     Di tutti i personaggi si conosceva il nominativo, ma non il nome o la località di residenza salvo che non si trattasse degli OM della propria città. Lo scrivente allora trasmetteva con la sigla R.A.L. (poi I1AEL) con una "42 pilota e 6L6 finale sui 40 metri. Una volta riuscì ad ottenere l’indirizzo completo di L.A. che era: Pisa via della Faggiola, con lo stratagemma di inserire una lettera del QRA per ogni QSO effettuato.
     Mi recai in quel QRA e così potei finalmente conoscere l’OM con il quale avevo scambiato tanti QSO senza averlo mai visto, e aver potuto fare scambio di QSL. Ottenni da lui il QRA d’alcuni OM romani. Così parlando con L.B. di Roma, fissai per andarlo a trovare e mi feci riconoscere mediante un fazzoletto di particolare disegno nel taschino della giacca.
     Dato che L.B. aveva l’intero elenco degli OM italiani ne venni anch’io a conoscenza. Tutti sanno che il Governo dell’epoca non tollerava che privati cittadini possedessero trasmettitori, e quando l’elenco cadde non si sa come in mano alla Milizia Postelegrafonica Fascista, tutti i nominativi furono rintracciati, interrogati, diffidati e fu loro sequestrato tutto il materiale.
     Si chiudeva così un’epoca."

Giuseppe Gavazzi 

 

 

UNA FAVOLA VERA

Ero poco più di un ragazzo e mi ricordo che caddi dalle nuvole per lo stupore quando mi fu detto che era stato inventato un apparecchio con il quale era possibile udire da qualsiasi distanza e senza fili, parole e suoni.     La prodigiosa invenzione era stata chiamata "Radiofonia" e l'apparecchio "Radioricevente".


Come dicevo, caddi dalle nuvole tanta fu la mia maraviglia, perciò mi reputai fortunato quando seppi che il sor Lorenzo Tosi, il principale della piccola officina elettromeccanica dove lavoravo, stava proprio realizzando un apparecchio di quel genere, il primo della nostra città…: ma chi era il sor Lorenzo? - Ecco, il sor Lorenzo,era un uomo geniale che aveva una vastissima conoscenza in fatto di elettromeccanica e di elettrotecnica. Nella sua modesta e ben attrezzata officina, situata in fondo all'attuale viale Matteotti, sfociante in via San Marco, si costruivano motori, ventilatori, aspiratori elettrici, dinamo, alternatori e cose del genere che, per quei tempi, erano invenzioni che sapevano di magia... ma a ripensarci bene, quella magia sussiste ancora se intendessimo spiegare il "perché‚" e il per "come" di certi fenomeni, ma allora il discorso ci porterebbe troppo lontano.

Accanto al Sor Lorenzo si distinsero anche i figli: Otello, Ampere e Nello, in particolare il primo. Dunque, ritornando su quello che mi preme rievocare, dirò che il Sor Lorenzo, infatti, incomincio a ordinarmi di eseguire dei lavori che per me erano misteriosi e cioè  la costruzione di certe piccole bobine a forma strana chiamate poi a "nido di ape" e quando gli chiedevo che cosa fossero e a cosa servissero, lui, sorridendo sotto i baffi, mi rispondeva: "Presto lo saprai". - Ma il segreto non duro a lungo e, un po' dall'uno e un po' dall'altro, seppi che quegli strani aggeggi facevano parte del nascente apparecchio "radio -ricevente". 

Naturalmente, mi sentii orgoglioso ed importante all'idea di collaborare ad un compito così singolare.Giorno per giorno, intanto, l'apparecchio si arricchiva di nuovi elementi; cose finora mai viste che mettevano le ali alla mia fantasia, e quando l'ultimo "pezzo" fu istallato al suo posto, il sor Lorenzo, affermo che era pronto a funzionare.Immaginarsi l'emozione di tutti noi d'officina. Nel frattempo, il sor Lorenzo, ci aveva fatto stendere un lungo filo di rame che a suo dire costituiva "L'antenna", altro mistero, che partendo dall'apparecchio-ricevente, usciva all'aperto andandosi ad ancorare sul bastione che sovrastava lo stabile dell'officina.Tutto era pronto per la gran prova. 

 Il sor Lorenzo, munitosi di una cuffia telefonica per l'ascolto, incomincio a manovrare dolcemente le manopole dei "condensatori variabili" per captare le onde di qualche stazione trasmittente e noi li,con il fiato sospeso nella gola, ad attendere il "miracolo". Girando e rigirando pazientemente le manopole, il sor Lorenzo, con il suo inseparabile mezzo sigaro fra le labbra, sembrava in "trance" tanto era intensa la sua concentrazione. Noi fissi sul suo volto per cogliere la pi- piccola emozione.
Nulla, ancora, nulla. l'atmosfera si faceva spasmodica, tesa al massimo...quando, lo ricordo bene, il sor Lorenzo fece uno scatto ed emettendo una specie di grido, farfuglio:"La musica...la musica... si sente...si sente...    Fu un gran momento, quello, oggi a ripensarci viene da sorridere, ma allora fu bello entusiasmarsi così. Pensate un po', nell'euforia il sor Lorenzo perse perfino il mezzo sigaro che aveva in bocca,anzi, temé‚ preoccupato, di averlo addirittura ingoiato.
Poi, ad uno ad uno, ci passammo la cuffia e quando giunse il mio turno, da tanto che ero emozionato, lì per lì non sentii niente, poi, distintamente, in lontananza, udii una musica e mi parve fosse un brano della "Carmen", ma potevo essermi ingannato, perché‚ avendo avuto sempre il "pallino" per quest'opera, mi pareva di sentirla dappertutto.Ma il "miracolo", il prodigio si era realizzato. L'apparecchio radio-ricevente del sor Lorenzo, funzionava, eccome.
    Quello fu il principio, poi, ci furono le modifiche, i perfezionamenti ed infine, dopo vari mesi, gli apparecchi "radio-riceventi Tosi", vennero costruiti in serie e posti in commercio con successo sul mercato pi
stoiese. Chissà… se c'e' qualche fortunato che ne possiede ancora uno, magari avendolo relegato in soffitta.

Giulio Fiorini  1981


    Se lo scrivente benché‚ elettrotecnico ne rimase così impressionato, il profano che magari non aveva ancora la "corrente-luce " in casa, e solo la prima elementare come titolo di studio, come avrà reagito?  Da allora anche la mia generazione ha assistito a tanti  "miracoli". Avremo noi radioamatori progredito passo passo con la tecnologia? Non credo, i "miracoli "sono stati troppi,  non sarebbe poco l' essere diventati degli esperti "schiacciabottoni."      Papakilopapa

 

  

   RICORDI   di  I5SXN  

 

Il carissimo Gianfranco, I5PKP, mi ha chiesto di ricordare i radioamatori di Pistoia nei primi anni del dopoguerra. Per forza di cose ne parlerò dal mio punto di vista, ma cercherò di ricordare il più possibile e aggiungerò anche delle note tecniche.

Correva l'anno 1945, in primavera a Pistoia, era appena passato il fronte e mio cugino Mario con l'amico Porta costruirono un ricevitore supereterodina a batterie usando pezzi recuperati da un ricetrasmettitore amencano BC611, ma con scarso successo. Faccio notare che le valvole di detto apparato, primo walkie-talkie mai prodotto nel mondo, sono state le prime di tipo miniatura mai realizzate ed inoltre sono adatte all'accensione del filamento con batteria da 1,5 volt. Le famose I R5, 1T4, 1Q4 e 3S4.

Quello fu il mio primo contatto con la radio! Interessato alla cosa cominciai allora a costruire delle radio a galena, con una di queste riuscii a ricevere sia il primo che il secondo programma ovviamente in onde medie.Mio fratello Fernando, che mi sosteneva nelle spese, mi disse che un certo ingegner Venturi, pistoiese, aveva addirittura ricevuto la televisione da radio Londra negli anni 30, ma non ebbi il piacere di conoscerlo. Aveva usato il sistema a disco di Nipkow, che potreste vedere presso il collezionista Alterini. 

   Acquistai allora il libro del Ravalico "Primo avviamento alla conoscenza della radio" e con l'aiuto di questo cominciai a realizzare un ricevitore a reazione con ascolto anche in altoparlante. All'epoca era possibile trovare vecchie valvole con piedini a spinotti come le 47 e le 80, della quale ho un esemplare blu della Arturus. Le valvole Philips della serie rossa, che avevano un assurdo zoccolo a vaschetta, la ECH4, la EF4, la EL4 e la EBQ4 erano di qualità eccezionale. Più tardi la Philìps modificò le valvole della serie rossa introducendo lo zoccolo octal americano. Queste si distinguevano per l'aggiunta di un 3 (tre) dopo le prime lettere per esempio EL34. Con zoccolo pure a vaschetta era la WEI3, comprendente un triodo di segnale ed un pentodo di potenza. Questa valvola includeva anche una resistenza in serie alla griglia del triodo per impedire auto oscillazioni ad alta frequenza. Si potrebbe considerare l'antesignana di un circuito integrato. Si trovavano anche le ottime valvole tedesche a baionetta RV2P8OO, le RVI 2P4000, protette con un tubo metallico traforato, che le faceva sembrare canne di mitragliatrice, o anche la piccola RVI2P2OOO. Con queste ultime realizzai un grid-dip meter tuttora funzionante. Sul mercato arrivarono in grande quantità ed a prezzi accessibili moltissime valvole americane metalliche, tra le altre ricordo le 6K7, le 6L7, le 6J7, le 6C5, le 6F6, le 6L6 e le 6AC7. Quest'ultima era una valvola ad altissimo guadagno nata per le medie frequenze Radar e quindi piuttosto bizzosa.

Cominciavano a circolare alcune riviste di radiotecnica: La mitica "Antenna", "Radio" e "Radio Rivista". Quest'ultima mi fece conoscere il mondo dei radioamatori. Altre sorgenti di notizie tecniche erano i libri del Ravalico, quelli splendidi del Montù e Onde Corte ed Ultracorte.

Feci amicizia con Gianfranco Giannini, ora I5PKP, che mi avviò ai rudimenti della radio aiutandomi a costruire un trasmettitore, a modulazione di ampiezza, con la famosa 6V6, che ancora posseggo nella mia modesta collezione. La modulazione avveniva tramite microfono a carbone posto in serie al filo di antenna. Gianfranco costruì tra gli altri apparecchi un ricevitore con il gruppo di alta frequenza della VAR, realizzò anche un ricevitore panoramico, antesignano dello spettro analizzatore.

Conobbi Maurizio Giannini, I1AFK, che aveva un ricevitore eccezionale il Super-Pro ed un trasmettitore con la 813, accendeva le lampade di camera quando passava in trasmissione. Con una direttiva a due elementi teneva contatti con Franco Guiducci in Argentina. Era il referente della ARI a Pistoia. lì Super-Pro arrivava da Firenze da Bindo Pelagatti e successivamente lo ebbi io. Conobbi anche Carlo Borri, I1APK, grande tecnico che costruì una supereterodina con filtro a quarzo molto ben funzionante. Di questo gruppo di radioamatori facevano parte anche Mario Buccianbni1 I1ESR, e Giorgio Petrucci, ora I2PTE. Allora eravamo tutti I1

 Era molto famoso il su nominato Franco Guiducci, emigrato in Argentina nel 48. Era stato esentato dal servizio militare per aver costruito1 con una 6L6  un trasmettitore per dei paracadutisti americani, che avevano perso il loro durante il lancio. Questo era successo dietro le linee tedesche fra il 43 ed il 44. Tramite un suo cugino riuscii ad acquistare un favoloso ARI 8, eccezionale ricevitore della aeronautica italiana, che usava un unico tipo di valvola la EI R, semplificando così la manutenzione. Di questo apparecchio ne possiedo un esemplare intatto regalatomi dal compianto Federico Strada direttore della fabbrica italiana di valvole FIVREPer realizzare un qualunque sistema di ricezione la via più semplice era appunto quello di acquistare un ricevitore surplus e adattarlo alle esigenze amatoriali. Erano molto usati oltre al detto Super-Pro ed allo ARI8, i BC312, BC314 e simili. I ricevitori italiani erano stati costruiti durante la guerra dalla Allocchio Bacchini, dalla Ducati, dalla IMCA Radio. Questo ricevitore era molto interessante ed usava per il cambio gamma un grande tamburo sostituibile per coprire varie gamme. Per ricevere una gamma non compresa nel ricevitore si usava costruire un convertitore da mettere davanti al ricevitore. Per la gamma dei 10 metri veniva spesso utilizzato come convertitore il ricevitore per i carri armati tedeschi tipo UKW.EE. Molti ricevitori militari ed anche civili finirono o modificati o cannibalizzati per recuperare materiale assai prezioso, dato che l'industria italiana, finita nel frattempo la guerra, produceva poca roba adatta ai radio amatori. Molti degli apparecchi distrutti oggi avrebbero un grande valore commerciale presso i collezionisti. Erano molto ricercati i condensatori variabili, le medie frequenze, i trasformatori dì uscita e anche le resistenze e i condensatori fissi ed elettrolitici erano molto apprezzati. Per montare un apparecchio i reofori dei componenti venivano dapprima avvolti sui piedini degli zoccoli e poi saldati, con grossi saldatori, usando anche la famosa colofonia, dato che non esisteva lo stagno a filo con la pasta salda inclusa. Le bobine di alta frequenza venivano avvolte con molta pazienza su tubo di cartone bachelizzato o, per le frequenze più alte, sugli zoccoli di ceramica tolti da valvole 807 guaste. Quando sì avvolgevano induttanze con molte spire succedeva spesso che queste si svolgessero di colpo con molte parolacce da parte del costruttore. 

Per quanto riguarda il trasmettitore questo veniva di solito costruito con materiale surplus. Si partiva da un oscillatore, a quarzo o a VFO intorno ai 3,5 MHz, seguito da amplificatori e moltiplicatori di frequenza per coprire le gamme volute. Per cambiare la frequenza degli oscillatori a quarzo si usava serrare più o meno le viti dei quarzi FT123 o molare la piastrina di quarzo. Ogni stadio era accordato tramite un condensatore variabile mentre un milliamperometro serviva per regolare la sintonia all'ottimo. Per cambiare frequenza si usavano bobine intercambiabili su spinotti piuttosto che commutatori. Il pannello del trasmettitore risultava pieno di interruttori1 lampadine e strumenti come si possono vedere sulle riviste dell'epoca. La precisione di frequenza veniva controllata con l'aiuto del frequenzimetro americano BC221, che lavorava per battimento e veniva ascoltato in cuffia. Questo apparecchio è rimasto in uso in alcuni paesi anche dopo l'arrivo dei primi frequenzimetri digitali.

Gran parte degli apparecchi e del materiale necessario era reperibile a Firenze presso il noto mercante Paoletti Ferrero, che si riforniva nei campi ARAR dì Livorno, dove venivano svenduti materiali del ricchissimo esercito americano. lì Paoletti vende ancora materiale radio.  

   In trasmissione erano molto usate le favolose 807, edizione potenziata delle 6L6, e le RL12P35 similare tedesca, altre valvole dì potenza erano le 814, le 813 e come modulatrici le 211. Si trovavano anche valvole della FIVRE italiana, tra queste la 6T e la 6TP simili alle 6L6 ed 807. Le raddrìzzatrici erano le 80 e le 5Y3, ma per tensioni e correnti elevate si usavano le 866 americane e le DCG4/1000 Philips a vapore di mercurio.

Tra i pochi materiali italiani  c'erano i meravigliosi variabili fresati della Ducati, le medie frequenze prodotte dalla "nota casa" cioè la Geloso, dalla Corbetta, i gruppi di alta frequenza della Geloso e della VAR, ora Mivar. A fine anni cinquanta la Geloso mise finalmente sul mercato ricevitori e trasmettitori di buona qualità che si potevano anche costruire acquistando le parti staccateVoglio qui ricordare, anche se non radioamatori, alcuni valenti tecnici come il Cheli, che costruiva trasformatori e che mi aiutò a realizzare un ricevitore supereterodina per uso casalingo, con una grande scala parlante in vetro e sopra scritte tutte le più famose stazioni radio trasmittenti europee. Adriano Brancolini1 che costruiva trasformatori e riparava le radio in via Carducci proprio in centro a Pistoia, dal quale trovai la E1148, triodo per VHF con griglia e placca sul bulbo di vetro.

Ma il tecnico per eccellenza, grande teorico e pratico, era il professor Vicenzo, di cui ho un ricordo molto affettuoso. Era stato insegnante in un istituto di radiotecnica ed era anche uno specialista in riproduzione sonora di qualità, che oggi si chiamerebbe Alta Fedeltà. Oltre a costruire ottimi amplificatori di bassa frequenza, di cui realizzava anche i trasformatori di uscita, modificava gli altoparlanti sostituendo il bordo dei coni con un anello di pelle, per migliorare la risposta alle basse frequenze e costruiva inoltre le casse acustiche.

Nei primi anni cinquanta, tornò a Pistoia dall7Argentina, il mitico Franco Guiducci con il nominativo I1DCE. Aprì un negozio in via della Madonna, al centro della città, che divenne subito punto di aggregazione dei radio amatori pistoiesi. Franco, tra i molti apparecchi realizzati, costruì un ottimo ed allora pressoché sconosciuto oscilloscopio, vari ricevitori a super reazione e modificò alcuni ARI8 sostituendo le EIR serie rossa con valvole miniatura. Insieme cominciammo anche a riparare televisori. Al gruppo si era aggiunto anche Mauro Gaggioli I1KPK, e sicuramente vi furono alcuni altri radio amatori di cui però non ricordo il nome e me ne dispiace.

La tecnica cominciò a progredire rapidamente con l'arrivo dei primi transistori a giunzione, da prima solo per bassa frequenza poi anche per radio frequenza. Chi non ha mai visto lo OC16 ha perso qualcosa di eccezionale. Eva un transistore da qualche watt in bassa frequenza con il contenitore connesso al collettore ed il fissaggio meccanico a vitone, per poter dissipare il calore su di una piastra di alluminio. Due esili fili uscivano dal centro della vite ed erano la base e l'ernettitore.   

 Per finire questa carrellata di ricordi termino con il transistore a giunzione 0C44 per media frequenza, con il quale realizzai un generatore SSB per la mia tesi, dallo spettacolare costo di 2000 (duemila) lire nel 1960 e l' 0C170 per VHF oltre a quelli americani con contenitore metallico schiacciato. Se 2000 lire vi sembrano poche ricordatevi che allora un operaio guadagnava circa 20.000 lire al mese.

 I5SXN Angiolo Chiti Via Baracca 233/24

50127 Firenze

tel. ditta Rossbauer 055.333529- Fax 055.367130

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L'amico carissimo Franco I1JFG ha promesso di incrementare la storia con altre "avventure" e quindi ...continua...anche con aneddoti simpaticissimi di Mario I5ESR.