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LA MAGICA RADIOFONIA A PISTOIA " RETROSPETTIVA anni 1920-1930
Il primo dei paragrafi che seguono fu preparato, per la mostra che si tenne a Pistoia nel 1981 nel Palazzo Comunale, dall’amico Alberto Venturi I5VNB che purtroppo ci ha lasciati, così voglio cogliere l'occasione per ricordarlo con affetto. Questi articoli sono una piccola serie di notizie che col contagocce ho raccolto nel tempo. Spero che chi legge sia in grado di incrementare la storia sulla nascita dei radiodilettanti di questa città ed è quindi pregato di contattarmi, sarò ben lieto di poter arricchire questa raccolta.
Quelle che seguono sono esperienze scritte da OM, od
appassionati di radio, con punti di vista soggettivi ma a mio avviso
molto veritiere.
I5PKP 2002 |
Pistoia, aprile1981 "RADIODILETTANTI"
"RADIANTI"
"RADIOAMATORI"
"E’
sembrato opportuno, da parte di questa sezione radioamatori di
Pistoia, cogliere l'occasione della mostra retrospettiva della
Radio, per illustrare più diffusamente, se pur in manIera
sintetica, la cronistoria degli sviluppi della radiodiffusione nel
territorio pistoiese, dagli albori fino ad oggi e questo perché gli
inizi non sono stati così come possono apparire agli occhi del pur
critico osservatore, ma pieni di enormi difficoltà che i pionieri
di questo meraviglioso mezzo di comunicazione, ebbero a superare,
quali "clandestini dell’etere", come allora amavano
definirsi, oggi infatti, colui che visita o intenda visitare la
nostra sede e dia uno sguardo alle aule che ospitano gli allievi dei
corsi di elettrotecnica, radiotecnica, telegrafia e pratica
trasmissioni, al nostro laboratorio di stampa dei circuiti, alla
ricca biblioteca, non può rendersi conto di quanti sacrifici nel
tempo, sia tutto questo costato ai pionieri della radio. -
Dobbiamo perciò ringraziare il collega Gianfranco Giannini (I5PKP)
che con pazienti indagini ha potuto documentarsi sul passato, e con
lui chi ha contribuito, con documenti e scritti, a fornirci i dati
necessari alla redazione dell’articolo. Siamo
nel 1925- In precedenza V.E. Boschero costruisce accumulatori in
quel di Pracchia mentre continua ad interessarsi delle
radiodiffusioni; apre in Pistoia il primo negozio di apparecchiature
radioelettriche che. Nel 1925 W.E. Boschero consegue un attestato,
con tanto di medaglia d'argento, ad una mostra di radiofonia
tenutasi a Firenze. Nel 1929 diventa il primo delegato provinciale
dell'A.R.I.:.-In parallelo,la famiglia Tosi, che gestiva una
officina di motori elettrici, inizia, come attività collaterale, a
costruire apparecchi radio.-- I Tosi
incontrano Ulisse Venturi,
primo fabbricante in Italia di tubi metallici flessibili, ed insieme
continuano gli esperimenti di trasmissione e ricezione in onde
corte.- 27/9/1937=Esiste
un pro memoria da parte di Venturi diretto alla Prefettura, tendente
a mettere in risalto le caratteristiche di utilità pratica delle
frequenze ultracorte, dove lui stesso aveva condotto esperimenti;
durante questo periodo brevetta e costruisce un rivelatore radio di
sua ideazione.- In sostanza Venturi cerca ogni maniera legale
possibile per. poter far accettare e diffondere la radio ed uscire
dalla clandestinità. -
Dicembre 1937- Dalle sue officine di via N. Sauro, Venturi realizza
il primo esperimento di telefonia a raggi luminosi. Le cronache di
quei tempi parlano di trasmissioni 'segrete'.-Questa trasmissione
sensazionale fa arrivare al Venturi vari telegrammi di
congratulazioni dei ministeri di allora: lui ne approfitta ancora
una volta, ma inutilmente, per cercare di ottenere un riconoscimento
legale per continuare gli esperimenti.- Febbraio
1938- Dopo tanto premere presso le autorità, l'ing. Luigi Venturi
figlio di Ulisse ottiene il permesso di fare esperimenti
radiotecnici presso l'allora Regia Scuola Industriale 'A.Pacinotti'
di Pistoia, (l’attuale I.P.S.I.A. ' A.Pacinotti'. Nel 1939 l’elenco generale di radioamatori clandestini cade nelle mani della Milizia ed il 20 novembre sequestrano tutto il materiale a Ulisse Venturi. Esiste verbale della Milizia Postelegrafonica di Firenze diretta alla Questura di Pistoia."
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Periodo bellico e post-bellicoPer
quanto ne so, l’unico che durante la guerra abbia costruito
e usati trasmettitori è stato Franco Guiducci
(I5DCE), che come
partigiano, mise in contatto con il Comando U.S.A. una squadra di
paracadutisti americani che avevano perduto la loro ricetrasmittente
durante il lancio dietro le linee tedesche. L’U.S.Army gli conferì
un encomio per questi suoi meriti. Finito il conflitto continuò a
trasmettere con il nominativo I1GR ed iniziò poi i suoi
viaggi intorno al mondo con prima destinazione l’Argentina. Nel
1946 fu designato delegato dell’A.R.I. di Pistoia Maurizio Giannini
I1AFK. Io mi iscrissi nel 1949 quando i soci erano tre o quattro ed
in totale i radioamatori erano uno sparuto gruppetto di 7 - 8
persone che lentamente cresceva sino ad arrivare a 15 componenti nel
1962 anno cui viene costituita l’attuale sezione A.R.I di Pistoia.
Più tardi la sezione fu dedicata alla memoria di un suo
appassionatissimo socio I5SIR Andrea Martini. Un cuore grandissimo
l'amico Andrea, disponibile per tutti, per farlo star bene bastava
chiedergli un piacere od un consiglio, era puntuale e puntiglioso,
un punto fermo della sezione su cui tutti potevano contare, grande
divulgatore. Insegnante d’elettrotecnica e Vicepreside nella sede
di Montecatini dell’I.P.S.I.A 'A.Pacinotti', quando spiegava,
apriva la sua borsa mostrando qualche proprio congegno fatto
all’uopo per dimostrare semplicemente ciò che diceva, poi passava
magari in sala-misure per approfondire l'argomento. Era un
instancabile operatore e sperimentatore, sempre 'in aria' alla
ricerca di qualche riflessione favorevole per uscire meglio da
Piteccio, da dove arrivava comunque in ottima forma, anche con
le antenne più strane.
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Nel paese dell'invenzione della radio gli esperimenti di trasmissione erano vietati ! Degli interpellati solo Giuseppe Gavazzi mi prese sul serio e scrisse quanto con piacere vi presento in versione originale. Si limita al periodo prebellico e si riferisce a cose che hanno prova, come per esempio il verbale , attualmente in mio possesso, del materiale sequestrato dalla questura ad Ulisse Venturi. Giuseppe era sempre indaffarato e preso dalla sua azienda commerciale, ma quando mi presentò quest’articolino mi meravigliò per la sua puntualità e per quanto si illuminasse a parlare di queste cose, come se il tempo non fosse trascorso tornando a vivere quei momenti al presente. Chi legge, se radioamatore, rivivrà come me quei momenti pieni di entusiasmo e di micropanico che provammo durante i primi collegamentì. Nel caso vi prenda un po di nostalgia di quei memorabili momenti vissuti dai nostri padri radioamatori, io ne sarò ben lieto. E come un tempo si diceva in radio per comunicare l’età…. ho quasi settanta spire..per cui è bene che renda noto ciò che so di queste cose, prima che venga perduto, sperando che sia interessante per qualcuno che la pensa come me. ... E di poterne scrivere di più tra una ventina d'anni... Gianfranco I5pkp. "CHIAMATA GENERALE ANNI 1930". (In Italia)
Chiamata generale, chiamata a tutti gli OM in ascolto, qui R.A.L.
lancia chiamata generale e passa in ascolto TA-TI-TA . Con questa
sigla da iniziati alla magia od alle scienze occulte alla fine degli anni
30 i primi radioamatori in fonia, qualche decina in tutta Italia,
iniziavano la serie dei loro collegamenti. Pistoia contava allora tre
radioamatori: Giuseppe Gavazzi
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UNA
FAVOLA VERA
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RICORDI di I5SXN
Il carissimo Gianfranco, I5PKP, mi ha chiesto di ricordare i radioamatori di Pistoia nei primi anni del dopoguerra. Per forza di cose ne parlerò dal mio punto di vista, ma cercherò di ricordare il più possibile e aggiungerò anche delle note tecniche. Correva l'anno 1945, in primavera a Pistoia, era appena passato il fronte e mio cugino Mario con l'amico Porta costruirono un ricevitore supereterodina a batterie usando pezzi recuperati da un ricetrasmettitore amencano BC611, ma con scarso successo. Faccio notare che le valvole di detto apparato, primo walkie-talkie mai prodotto nel mondo, sono state le prime di tipo miniatura mai realizzate ed inoltre sono adatte all'accensione del filamento con batteria da 1,5 volt. Le famose I R5, 1T4, 1Q4 e 3S4. Quello fu il mio primo contatto con la radio! Interessato alla cosa cominciai allora a costruire delle radio a galena, con una di queste riuscii a ricevere sia il primo che il secondo programma ovviamente in onde medie.Mio fratello Fernando, che mi sosteneva nelle spese, mi disse che un certo ingegner Venturi, pistoiese, aveva addirittura ricevuto la televisione da radio Londra negli anni 30, ma non ebbi il piacere di conoscerlo. Aveva usato il sistema a disco di Nipkow, che potreste vedere presso il collezionista Alterini. Acquistai allora il libro del Ravalico "Primo avviamento alla conoscenza della radio" e con l'aiuto di questo cominciai a realizzare un ricevitore a reazione con ascolto anche in altoparlante. All'epoca era possibile trovare vecchie valvole con piedini a spinotti come le 47 e le 80, della quale ho un esemplare blu della Arturus. Le valvole Philips della serie rossa, che avevano un assurdo zoccolo a vaschetta, la ECH4, la EF4, la EL4 e la EBQ4 erano di qualità eccezionale. Più tardi la Philìps modificò le valvole della serie rossa introducendo lo zoccolo octal americano. Queste si distinguevano per l'aggiunta di un 3 (tre) dopo le prime lettere per esempio EL34. Con zoccolo pure a vaschetta era la WEI3, comprendente un triodo di segnale ed un pentodo di potenza. Questa valvola includeva anche una resistenza in serie alla griglia del triodo per impedire auto oscillazioni ad alta frequenza. Si potrebbe considerare l'antesignana di un circuito integrato. Si trovavano anche le ottime valvole tedesche a baionetta RV2P8OO, le RVI 2P4000, protette con un tubo metallico traforato, che le faceva sembrare canne di mitragliatrice, o anche la piccola RVI2P2OOO. Con queste ultime realizzai un grid-dip meter tuttora funzionante. Sul mercato arrivarono in grande quantità ed a prezzi accessibili moltissime valvole americane metalliche, tra le altre ricordo le 6K7, le 6L7, le 6J7, le 6C5, le 6F6, le 6L6 e le 6AC7. Quest'ultima era una valvola ad altissimo guadagno nata per le medie frequenze Radar e quindi piuttosto bizzosa. Cominciavano a circolare alcune riviste di radiotecnica: La mitica "Antenna", "Radio" e "Radio Rivista". Quest'ultima mi fece conoscere il mondo dei radioamatori. Altre sorgenti di notizie tecniche erano i libri del Ravalico, quelli splendidi del Montù e Onde Corte ed Ultracorte. Feci amicizia con Gianfranco Giannini, ora I5PKP, che mi avviò ai rudimenti della radio aiutandomi a costruire un trasmettitore, a modulazione di ampiezza, con la famosa 6V6, che ancora posseggo nella mia modesta collezione. La modulazione avveniva tramite microfono a carbone posto in serie al filo di antenna. Gianfranco costruì tra gli altri apparecchi un ricevitore con il gruppo di alta frequenza della VAR, realizzò anche un ricevitore panoramico, antesignano dello spettro analizzatore. Conobbi Maurizio Giannini, I1AFK, che aveva un ricevitore eccezionale il Super-Pro ed un trasmettitore con la 813, accendeva le lampade di camera quando passava in trasmissione. Con una direttiva a due elementi teneva contatti con Franco Guiducci in Argentina. Era il referente della ARI a Pistoia. lì Super-Pro arrivava da Firenze da Bindo Pelagatti e successivamente lo ebbi io. Conobbi anche Carlo Borri, I1APK, grande tecnico che costruì una supereterodina con filtro a quarzo molto ben funzionante. Di questo gruppo di radioamatori facevano parte anche Mario Buccianbni1 I1ESR, e Giorgio Petrucci, ora I2PTE. Allora eravamo tutti I1 Era molto famoso il su nominato Franco Guiducci, emigrato in Argentina nel 48. Era stato esentato dal servizio militare per aver costruito1 con una 6L6 un trasmettitore per dei paracadutisti americani, che avevano perso il loro durante il lancio. Questo era successo dietro le linee tedesche fra il 43 ed il 44. Tramite un suo cugino riuscii ad acquistare un favoloso ARI 8, eccezionale ricevitore della aeronautica italiana, che usava un unico tipo di valvola la EI R, semplificando così la manutenzione. Di questo apparecchio ne possiedo un esemplare intatto regalatomi dal compianto Federico Strada direttore della fabbrica italiana di valvole FIVRE. Per realizzare un qualunque sistema di ricezione la via più semplice era appunto quello di acquistare un ricevitore surplus e adattarlo alle esigenze amatoriali. Erano molto usati oltre al detto Super-Pro ed allo ARI8, i BC312, BC314 e simili. I ricevitori italiani erano stati costruiti durante la guerra dalla Allocchio Bacchini, dalla Ducati, dalla IMCA Radio. Questo ricevitore era molto interessante ed usava per il cambio gamma un grande tamburo sostituibile per coprire varie gamme. Per ricevere una gamma non compresa nel ricevitore si usava costruire un convertitore da mettere davanti al ricevitore. Per la gamma dei 10 metri veniva spesso utilizzato come convertitore il ricevitore per i carri armati tedeschi tipo UKW.EE. Molti ricevitori militari ed anche civili finirono o modificati o cannibalizzati per recuperare materiale assai prezioso, dato che l'industria italiana, finita nel frattempo la guerra, produceva poca roba adatta ai radio amatori. Molti degli apparecchi distrutti oggi avrebbero un grande valore commerciale presso i collezionisti. Erano molto ricercati i condensatori variabili, le medie frequenze, i trasformatori dì uscita e anche le resistenze e i condensatori fissi ed elettrolitici erano molto apprezzati. Per montare un apparecchio i reofori dei componenti venivano dapprima avvolti sui piedini degli zoccoli e poi saldati, con grossi saldatori, usando anche la famosa colofonia, dato che non esisteva lo stagno a filo con la pasta salda inclusa. Le bobine di alta frequenza venivano avvolte con molta pazienza su tubo di cartone bachelizzato o, per le frequenze più alte, sugli zoccoli di ceramica tolti da valvole 807 guaste. Quando sì avvolgevano induttanze con molte spire succedeva spesso che queste si svolgessero di colpo con molte parolacce da parte del costruttore. Per quanto riguarda il trasmettitore questo veniva di solito costruito con materiale surplus. Si partiva da un oscillatore, a quarzo o a VFO intorno ai 3,5 MHz, seguito da amplificatori e moltiplicatori di frequenza per coprire le gamme volute. Per cambiare la frequenza degli oscillatori a quarzo si usava serrare più o meno le viti dei quarzi FT123 o molare la piastrina di quarzo. Ogni stadio era accordato tramite un condensatore variabile mentre un milliamperometro serviva per regolare la sintonia all'ottimo. Per cambiare frequenza si usavano bobine intercambiabili su spinotti piuttosto che commutatori. Il pannello del trasmettitore risultava pieno di interruttori1 lampadine e strumenti come si possono vedere sulle riviste dell'epoca. La precisione di frequenza veniva controllata con l'aiuto del frequenzimetro americano BC221, che lavorava per battimento e veniva ascoltato in cuffia. Questo apparecchio è rimasto in uso in alcuni paesi anche dopo l'arrivo dei primi frequenzimetri digitali. Gran parte degli apparecchi e del materiale necessario era reperibile a Firenze presso il noto mercante Paoletti Ferrero, che si riforniva nei campi ARAR dì Livorno, dove venivano svenduti materiali del ricchissimo esercito americano. lì Paoletti vende ancora materiale radio. In trasmissione erano molto usate le favolose 807, edizione potenziata delle 6L6, e le RL12P35 similare tedesca, altre valvole dì potenza erano le 814, le 813 e come modulatrici le 211. Si trovavano anche valvole della FIVRE italiana, tra queste la 6T e la 6TP simili alle 6L6 ed 807. Le raddrìzzatrici erano le 80 e le 5Y3, ma per tensioni e correnti elevate si usavano le 866 americane e le DCG4/1000 Philips a vapore di mercurio. Tra
i pochi materiali italiani c'erano
i meravigliosi variabili fresati della Ducati, le medie frequenze
prodotte dalla "nota casa" cioè la Geloso, dalla Corbetta,
i gruppi di alta frequenza della Geloso e della VAR, ora Mivar. A
fine anni cinquanta la Geloso mise finalmente sul mercato ricevitori e
trasmettitori di buona qualità che si potevano anche costruire
acquistando le parti staccate. Voglio
qui ricordare, anche se non radioamatori, alcuni valenti tecnici come il
Cheli, che costruiva trasformatori e che mi aiutò a realizzare un
ricevitore supereterodina per uso casalingo, con una grande scala
parlante in vetro e sopra scritte tutte le più famose stazioni radio
trasmittenti europee. Adriano Brancolini1 che costruiva
trasformatori e riparava le radio in via Carducci proprio in centro a
Pistoia, dal quale trovai la E1148, triodo per VHF con griglia e placca
sul bulbo di vetro. Ma
il tecnico per eccellenza, grande teorico e pratico, era il professor
Vicenzo, di cui ho un ricordo molto affettuoso. Era stato insegnante in
un istituto di radiotecnica ed era anche uno specialista in riproduzione
sonora di qualità, che oggi si chiamerebbe Alta Fedeltà. Oltre a
costruire ottimi amplificatori di bassa frequenza, di cui
realizzava anche i trasformatori di uscita, modificava gli altoparlanti
sostituendo il bordo dei coni con un anello di pelle, per migliorare la
risposta alle basse frequenze e costruiva inoltre le casse acustiche. Nei
primi anni cinquanta, tornò a Pistoia dall7Argentina, il
mitico Franco Guiducci con il nominativo I1DCE. Aprì un negozio in via
della Madonna, al centro della città, che divenne subito punto di
aggregazione dei radio amatori pistoiesi. Franco, tra i molti apparecchi
realizzati, costruì un ottimo ed allora pressoché sconosciuto
oscilloscopio, vari ricevitori a super reazione e modificò alcuni ARI8
sostituendo le EIR serie rossa con valvole miniatura. Insieme
cominciammo anche a riparare televisori. La
tecnica cominciò a progredire rapidamente con l'arrivo dei primi
transistori a giunzione, da prima solo per bassa frequenza poi anche per
radio frequenza. Chi non ha mai visto lo OC16 ha perso qualcosa di
eccezionale. Eva un transistore da qualche watt in bassa frequenza con
il contenitore connesso al collettore ed il fissaggio meccanico a vitone,
per poter dissipare il calore su di una piastra di alluminio. Due esili
fili uscivano dal centro della vite ed erano la base e l'ernettitore. Per
finire questa carrellata di ricordi termino con il transistore a
giunzione 0C44 per media frequenza, con il quale realizzai un generatore
SSB per la mia tesi, dallo spettacolare costo di 2000 (duemila) lire nel
1960 e l' 0C170 per VHF oltre a quelli americani con contenitore
metallico schiacciato. Se 2000 lire vi sembrano poche ricordatevi che
allora un operaio guadagnava circa 20.000 lire al mese. I5SXN
Angiolo Chiti 50127
Firenze tel.
ditta Rossbauer 055.333529- Fax 055.367130 r |
L'amico carissimo Franco I1JFG ha promesso di incrementare la storia con altre "avventure" e quindi ...continua...anche con aneddoti simpaticissimi di Mario I5ESR. |