ABITANTI: 2.018
ALTEZZA s.l.m. mt. 271
SUPERFICIE: Km2 15,63
C.A.P.: 62010
DISTANZA DA MACERATA: Km 16
PREFISSO TELEFONICO: 0733
MUNICIPIO: 0733-550601 Piaggia S. Martino
POLIZIA MUNICIPALE: 0733-550892
POSTE ITALIANE: 0733-550451
INFORMAZIONI TURISTICHE: 0733-550601 FRAZIONI:
Campolargo, Castelletta, Fiastra, San Giovanni, Sant'Antonio. CALENDARIO
DELLA MANIFESTAZIONI:
Febbraio: Tradizionale Carnevale Petriolese
Aprile: 25 Fiera di S. Marco, Gioco della Dama in Piazza,
Extempure di pittura
Giugno: Marguttiana di arte varia per le vie del centro storico
Novembre: Fiera di s. Martino
Dicembre: Natale Presepio viventeper le vie del centro storico |
Non sembri superbia questa nostra volontà di far conoscere
le origini e lo sviluppo del "natio borgo". Montesquie diceva
che le grandi città sono una specie di patria comune anche per gli
stranieri. Per noi invece le cittadine di provincia ed i paesi o
villaggi che ad esse fanno corona, sono veramente le nostre piccole
patrie e l'anima loro casalinga, tipicamente italiana, risponde al
carattere del nostro popolo. Ogni piccolo lembo di questa nostra Italia,
oggi infelice, ma sempre meravigliosamente giovane e vecchia, antica e
moderna, è ricca di storia.
Anche Petriolo ha la sua storia. La derivazione etimologica, sembra
doversi all'esistenza di una piccola fonte, la cui acqua oleosa
scaturente da selci, fu dagli antichi denominata Petroleo. Attualmente
la fonte è coperta dal muraglione di sostegno della strada, vicino al
paese, per chi vi entra da Corridonia. Dell'acqua un tempo
apprezzatissima si è perduta ogni traccia. Le origini di Petriolo come
del resto quelle di molte città si perdono nella notte dei tempi.
L'incertezza conforta la tesi di molti, secondo i quali il paese ha
origini molto remote che vanno al di là del secolo IX. In antico era
composto di tre castelli, situati a breve distanza gli uni dagli altri.
All'epoca delle grandi invasioni barbariche, sorsero, con i castelli, i
grandi monasteri d'occidente fondati da San Benedetto. In essi a
differenza di quelli d'oriente, fondati da S. Basilio, non vivevano solo
gli ascetici, ma i seguaci del semplice e grandioso programma: orate et
laborate. Anche Petriolo ebbe il suo convento in Contrada S. Giovanni
ora denominata "LaCastelletta", forse per esistenza in antico,
di uno dei tre castelli.
Quivi
viveva un tal Manente, uomo insigne per cultura e per santità. Papa
Gregorio IX dovendo far decidere una causa in grado d'appello, ne
commise il giudizio al Vescovo di Jesi di Senigallia: ac Manenten
praepositum Snacti Ioannis de Petriolo. Ciò fece con breve del 27
Novembre 1232 ed è questo uno dei primi documenti ufficiali in cui si
parla di Petriolo. I monaci insieme alla popolazione uscivano per il
lavoro dei campi e per la |
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costruzione
di castelli e dei villaggi.
Nell'urto tra il Germanesimo barbaro e la Romanità
cattolica, i conventi, come è risaputo furono il baluardo, della civiltà
e delle libertà umane. Le popolazioni erano in continua ribellione
perché gli alemanni, capaci solo, di esercitare l'arte della guerra,
aborrivano il lavoro e creavano gli schiavi. Ma guidate dall'Abate, che
nel contempo era ministro di Dio e dei popolo, essi non si lasciavano
assoggettare. , all'ombra dei conventi i paesi prosperavano in libertà
e in agiatezza, tanto che il poeta fa dire a S. Bendetto: «E tanta
gloria sopra me rifulse ch'io ritrassi le ville circostanti dall'empio
culto che il mondo sedusse". Nella lunga lotta tra la Chiesa e
l'Impero, fu dovere per Petriolo di seguire l'una o l'altra corrente
delle fazioni in contesa. In verità secondo quanto raccontano gli
storici, la popolazione era aliena dal seguire le avventure politiche.
Ma come avviene spesso, sorsero tra i Guelfi, come tra i Ghibellini
celebri famiglie che inquadrarono gli uomini e organizzarono la
resistenza. A Petriolo vi fu la famiglia Nobili o De Nobili, composta da
retti governanti, duci valorosi, uomini liberali e munifici. Ritornando
dalle battaglie i cittadini cominciarono a pretendere una maggiore
partecipazione al governo della cosa pubblica ed i monaci furono
costretti a cedere le redini alla suddetta famiglia, la quale con
giurisdizione feudale, resse le sorti del paese per lungo tempo. I
conventi decaddero ed i castelli, diroccati, scomparvero. Le nuove
contingenze per le continue sconcezze, imposero alla popolazione la
necessità di riunirsi, e sorse così il "Castrum Petripoli"
sull'ameno colle ove attualmente si trova il Paese, sotto la sapiente
guida dei Nobili. In tutte le vicende della Patria i petrolesi non
furono mai assenti; alcuni suoi figli parteciparono alla guerra d'Africa
del 1896; ebbe i suoi morti per la conquista della Libia e durante la
prima guerra mondiale molte giovinezze furono uccise con la gloriosa
Brigata Macerata, proprio dinnanzi Gorizia e Trieste. Diversi sono
coloro che nei deserti dell'Africa e nelle steppe della Russia hanno
sofferto o sono morti durante l'ultima sciagurata guerra. |