BALCANI
2007:
Viaggio attraverso la Grecia,
Macedonia, Kosovo e Montenegro
Venerdi 21 settembre
Giornata abbastanza intensa oggi.
Mi sveglio come al solito presto e ne approfitto per studiarmi l'itinerario, che
prevede il passaggio in Serbia evitando il Kosovo.
Un veloce saluto a Slavco,il padrone di casa che esce per andare a lavoro:
ingegnere minerario di pluriennale esperienza che guadagna meno di 1000 euro al
mese : lui si lamenta ma in un paese dove un pranzo completo in localita’
turistica costa 8 euro, una camera presso privati costa 5E e una mignotta 7E (ndr:
me l’hanno riferito ) mi
sembra tanto..comunque…
Il resto della famiglia si sveglia più tardi;
faccio colazione tipicamente macedone con Kiril e Trajanka: caffe' turco, latte,
yogurt, burek , formaggi e frutta ; per me è un po’ indigesta perciò mi
limito a poche cose;
passo circa due ore a chiacchierare con loro sulla macedonia traendone
interessanti insegnamenti e conclusioni.
per esempio, cosa da verificare, faccio notare ironico a Kiril che ieri in un
bazar avevo visto in vendita della strane cartine geografiche che
rappresentavano un improbabile stato geografico della Macedonia che comprendeva,
oltre all’attuale Rep. Macedone, anche le regioni greche della macedonia; lui
mi guarda serio e mi spiega che non ci vede nulla di strano; gli faccio notare
che una regione, per sentirsi parte di uno stato, oltre ad avere un nome simile
deve avere la stessa storia, le stesse tradizioni, la stessa lingua, la stessa
razza e non mi pare che macedoni e greci siano simili, per lo meno nella lingua,
al che lui mi spiega che un tempo la macedonia greca era abitata da macedoni,
costretti ad allontanarsi dalle proprie terre dai greci.
Se questo sia vero o no, devo verificarlo, ma acuisce in me quel senso di caos,
di miscuglio di razze che permea i balcani: avevo sempre considerato la Grecia
dei greci cosi’ come l’Italia degli italiani!
Mi chiedono di rimanere un altro giorno: inizialmente annuisco ma poi mi accorgo
che la strada da fare è ancora tanta: per questa mia decisione ci rimarranno un
po' male;
dopo i saluti di rito ed i controlli alla moto parto:direzione Kosovo; decisione
estemporanea che sorprende anche me stesso; da casa più volte ero stato tentato
di inserirlo nel mio itinerario ma sempre avevo desistito:troppo pericoloso ed
insicuro; ma cosa è in realtà sicuro e cosa insicuro?
La percezione della sicurezza è più uno stato mentale: per un europeo forse il
caos dei balcani,dei bazar di stampo orientale,la presenza contemporanea di
serbi,macedoni,albanesi e gipsi genera un senso di insicurezza: soprattutto per
noi italiani,abituati alla convivenza con soli italiani. Qui invece questo
miscuglio di razze è semplicemente la normalità.
E poi ormai sono tre giorni che sono in Macedonia e, superata la paura iniziale,
lo trovo ormai normale,cosa potrò mai trovarci di tanto diverso?
Forte di questa nuova filosofia arrivo alla frontiera macedone di Blace tra le
montagne; mi accoglie un simpatico poliziotto macedone che dopo avermi chiesto
"Paris Dakar?" mi timbra il passaporto e mi fa cenno sorridente di
proseguire.
Percorro quei metri in territorio di nessuno abbastanza teso e nervoso,anche
perchè la frontiera kosovara non è a vista,trovandosi dietro una curva.
Finalmente la vedo..sono ancora in tempo per tornare indietro...ma quando mi
capiterà un'altra occasione? Alea iacta est!
Mi accoglie un poliziotto in divisa nera nuova di zecca che parla un discreto
inglese.
Intravedo in lui la professionalita’ e serieta’ degli Mmmericani che li
hanno istruiti: quasi stona con il luogo in cui mi trovo!
Mi controlla il passaporto,chiedendomi se voglio il timbro,spiegandomi che
questo potrebbe crearmi problemi nel caso volessi recarmi in Serbia.
Ma si, timbra,timbra! Lascia pure questo segno per ricordarmi, quando saro’
vecchio, di quanto sono stato stupido e ardito!
Mi invita anche a stipulare un'assicurazione locale,indicandomi l'ufficio.
Qui mi accoglie un altro poliziotto in divisa nuova fiammante,che parla
italiano.
Dopo avermi fatto l'assicurazione (20E per 15 giorni), mi indica la strada da
seguire e gentilmente mi cambia anche gli ultimi dinari macedoni.
Sono nel tristemente famoso Kosovo, o meglio chiamarlo Kosova adesso, visto che
e’ in mano agli albanesi.
Guido molto teso prestando la massima attenzione a tutto ciò di anormale:ai
bordi della strada ci sono spesso persone che bivaccano.
Sono cosi’ teso che ho dimenticato di togliere dal cruscotto la cartina su cui
e’ scritta a caratteri cubitali “SERBIA”; inoltre ho dimenticato anche il
navigatore sul manubrio, ma non ho trovato il coraggio di fermarmi.
Fortunatamente ad intervalli regolari ci sono numerose pattuglie di polizia
locale,per non parlare degli innumerevoli mezzi della KFor:
greci,italiani,spagnoli,polacchi,americani,svedesi,portoghesi,inglesi,irlandesi..un
vero casino.
Percorro il breve tratto montano in discesa, quasi una porta da superare e
subito mi si apre davanti agli occhi la grande pianura kosovara.
La strada è straordinariamente trafficata; ai suoi bordi tanti
bazar,aziende,venditori; quasi tutte le case sono in ristrutturazione; mi
sorprende l'alto numero di moderni capannoni industriali in costruzione; molti
con vetrate a specchio e spesso sopra sventola la bandiera albanese insieme a
quella italiana (perche' ?).
Arrivo in breve a Pristina,anche perche’ la strada è abbastanza larga e ben
tenuta.
Pristina è una citta’ caotica e la segnaletica è scarsissima;
Taxi che entrano ed escono, ragazzi che prendono il treno a volo uscendo da
scuola, militari che tornano a casa per il pranzo (nota, lo stemma Giallo rosso
sulla spalla, simbolo della nazione Kosovara, richiama i colori dell’Uck,
della bandiera macedone, del diffusissimo gusto dei greci a prediligere auto
colore rosso e giallo..ma perche’?
io l’unica risposta che ho saputo darmi e’ che deriva dal giallo del mais e
dal rosso dei peperoni, diffusissimi!
).
In questo caos sbaglio strada e me ne accorgo solo dopo una decina di km,
costringendomi a tornare indietro.
Finalmente trovo la strada giusta;
la tensione che avevo inizialmente piano piano va scomparendo.
Ma la parte sicuramente più interessante è la strada che da pristina porta a
Pec .
Attraverso questa prateria osservando attentamente il paesaggio ai suoi lati:
tutti i campi lasciati incolti,un sacco di lapidi in ordine sparso,case e
perfino una chiesa distrutte con odio quasi razionale si alternano a bazar,rottamai,
moschee, venditori di lapidi; non ho mai vissuto una guerra,ma questi tardivi e
blandi segni rimasti mi fanno capire quanto tragica deve essere;
L’immagine della chiesa distrutta e’ straziante: quel cumulo di minute
macerie su cui e’ adagiata una grande cupola ancora intatta…li…per
terra…la cupola che di solito devi alzare lo sguardo per ammirarne le
forme…quasi riesco a vedere la scena: gente che con diabolica soddisfazione
sta per farla saltare e la disperazione di chi invece sta subendo questo sopruso
senza nulla potere, senza un’autorita’ superiore a cui appellarsi….
Su questa dritta strada che racconta storie,i volti sulle lapidi che ogni tanto
riesco ad afferrare mi fanno pensare a quelle vite, estratte a caso dalla Sorte,
che una volta magari erano semplici contadini come quelli visti in macedonia, ma
che ora non ci sono più.
Alla stessa maniera mi danno da pensare i vecchi e i giovani ai bordi della
strada che portano sul corpo i segni della guerra.
Numerosi, forse tanti sono i monumenti a combattenti dell'UCK presenti sulla
strada.
Se la storia la scrive chi vince la guerra, qui mi pare che l’abbiano vinta
gli albanesi, non c’e’ dubbio.
Arrivo finalmente a Pec e mi sento cambiato; guido sereno,rilassato,quasi
soddisfatto. Nel caos della piccola Pec trovo pure il tempo di parcheggiare la
moto e recarmi in un fornaio per comprare qualche bureck,sotto lo sguardo
incuriosito di tutti che mi guardano come un alieno, elargendo sorrisi a chi mi
guarda insospettito e nello stesso tempo allontanando i ragazzi che chiedono
l'elemosina;
chi glielo spiega loro che in Italia io sono la normalità e loro gli alieni?
Trovo non senza difficoltà la strada per il confine montenegrino;
davanti a me va finendo la grande piana del kosovo e delle enormi montagne ne
segnano il confine naturale;
in pochi tornanti Pec è gia molto piccola sotto di me; l'ultima curva cancella
definitivamente questa piana dai miei occhi sulla quale incombono ancora nubi
cariche di pioggia che però non viene giu’, come una molla che aspetta di
scattare,esattamente come l'aria che si respira in Kosovo.
In alto cala improvvisamente una fitta nebbia che mi avvolge e quasi mi
impedisce di vedere la via. Ma dopo la frontiera montenegrina la strada comincia
a scendere,la nebbia svanisce rapidamente cosi’ come era apparsa e compare un
timido sole: ma e’ stato tutto vero o solo il frutto della mia immaginazione?
Quasi mi vengono i brividi.
Nota sulla legge di Murphy:
prima di entrare in Kosovo avevo mandato un sms a casa dicendo, ironico:
“Blace,Pristina,Pec,Rozaje, questo sara’ il mio itinerario; se stasera non
mi sentite vuol dire che mi hanno abbattuto”
;
il caso ha voluto che la telefonia Macedone fosse efficiente (e il messaggio
recapitato) ma non quella Kosovara e Montenegrina: nei giorni successivi ho
mandato sms che non sono stati mai ricevuti…insomma questo e’ stato il mio
ultimo sms ricevuto, poi sono ufficialmente sparito per due giorni….giorni
durante i quali al Tg hanno dato la notizia dell’attentato in Kosovo..vi
lascio immaginare il panico a casa……
Nuova destinazione: monti del Durmitor, nel nord del Montenegro.
Il paesaggio è subito cambiato,me ne avverto subito; sembra un paesaggio
alpino,ma i segni della povertà sono sempre presenti.
Vengo fermato ad un posto di blocco insieme a tre auto; l'agente fa andar via le
auto e fa rimanere me.
"passport?" chiedo io
"no no,fine fine" e mi dice e mi fa cenno di andare.
Sto per accendere la moto e lui mi fa cenno di andare dal suo collega in auto.
vado. "Passport?" chiedo io e lui prende un block notes e scrive il
mio nome (che io stesso gli detto)...e si,e no e forse...ma che volete? Alla
fine,vedendo che da me non esce nulla,mi lasciano andare.
Abbandono finalmente la strada statale per una stradina che sale sul Durmitor;
si va facendo buio ma guido sereno ammirando il selvaggio paesaggio che mi
circonda:ripide montagne di roccia,foreste,fiumi; per parecchi km fiancheggio le
gole del fiume Tara.
A pochi km da Zabljac,destinazione finale, vengo fermato da un'altra pattuglia
che mi becca col telelaser.
Sono 50 euro di multa,ma stranamente il poliziotto sorride e indugia a scrivere
il verbale,capisco il gioco,apro il portafoglio e faccio vedere solo 30E,dicendo
che mi servono per dormire e la benzina.
Il poliziotto allora mi chiede: "Turist?"
ed io "Si"
e lui "allora turist 10 euro" e con fare furtivo intasca i miei 10
euro.
baci e abbracci come tra vecchi amici e riprendo la strada: strunz!
Capisco l'andazzo,e mi preparo la sceneggiata per eventuali altri sciacalli:
lascerò solo 5 euro nel portafoglio,dicendo che ho solo quelli per corromperli.
Arrivo a Zabljac con le ultime luci del sole,trovo da dormire in un albergo per
12E compresa la prima colazione. Dobro Vecer!
73 de iz7ath, Talino Tribuzio